P.C.I., integralisti e innovatori una funzione permanente di fondo del PCI in uno sviluppo positivo della democrazia italiana, ne vediamo chiaramente i limiti paurosi, le incongruenze teoriche e pratiche, la casualità dei successi, il servilismo verso i potentati comunisti internazionali. Del resto, del carattere protestatario e largamente eterogeneo dello schieramento comunista attuale nel nostro paese - e, quindi, del paradosso per cui la forza attuale del PCI deriva ad esso dalle debolezze e dalle contraddizioni della società italiana assai più che dal vigore espansivo del partito - un'ottima dimostrazione pratica è data dai risultati elettorali del 22 novembre scorso. All'indomani delle elezioni, i comunisti cantaro110 vittoria per aver ottenuto alle « provinciali » un po' meno di mezzo punto in più rispetto alla percentuale del 1963. Ma le cose erano ben più complesse. Il dato delle « provinciali » era smentito da quello, delle « comunali »: nei comuni con oltre 10 mila abitanti il PCI aveva perduto in percentuale un intero punto rispetto al 1963 e nei comuni tra 5 e 10 mila abitanti addirittura un po' più di due punti. Geograficamente, poi, ai successi in Italia centrale si contrapponevano più o meno sensibili regressi nella massima parte delle province meridionali, in Sicilia e in Sardegna. Al Comitato Centrale del partito, tenutosi dal 10 al 12 dicembre, nei loro giudizi e interpretazioni le gerarchie comuniste non nascosero né di aver ben capito il carattere composito delle votazioni conseguite dal PCI, né di rendersi conto che la crescita numerica non significava crescita politica in proporzione corrispondente, né di ~,vvertire la dura lezione che scaturiva dal contrasto tra i risultati delle « provinciali » e quelli delle « comunali ». A parere di Natta, ad esempio, i progressi del PCI erano « il fatto più saliente della consultazione »; ma il divario tra « provinciali » e « comuna]i » poneva « una serie di problemi »; inoltre, il voto comunista indicava che « la carica di lotta sociale e politica nei confronti degli indirizzi dell'attuale maggioranza è presente e viva non solo nelle masse operaie e popolari ». A parere di Colajanni « i risultati elettorali i11 tutto il Mezzogiorno giustificano allarme e preoccupazione: tanto più in Sicilia dove il ... regresso (comunista) è pressoché uniforme nelle città, nelle campagne, nelle zone in sviluppo come in quelle arretrate ». A parere .di Esposto, « la realtà messa in luce dal voto del 22 novembre è che (i comunisti sono) ancora lontani dalla riconquista della funzione dirigente, politica e culturale, quale (hanno) esercitato negli anni dal '44 al 'SO », specialmente nel Mezzogiorno. L'emiliano Miana trovava attuale, in seguito all'esito delle elezio•ni, « il problema della costruzione di forme di organizzazione unitaria degli strati intermedi (artigiani, piccoli industriali ecc.) ». Il toscano Mormugi rilevava « il fatto che al 17 Bibliotecaginobianco
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