Giuseppe Galasso Vogliamo dire, cio·è, che tra il PCI di ieri e quello di oggi esiste una linea sostanziale di continuità nell'impostare l'esperienza politica dei militanti, che sarebbe fuorviante non ravvisare ed evidenziare. Ciò premesso, non c'è però dubbio che l'analisi della odierna sociologia del PCI abbozzata da Cesarini nel suo articolo sia fondamentalmente giusta e costituisca un prezioso punto di partenza- per comprendere . la realtà comunista italiana di oggi. È appena necessario aggiungere ad essa almeno un accenno a quelle che sono oggi le medie e maggiori gerarchie comuniste : uomini in genere poco al di là dei 40 anni, quasi sempre con studi universitari di lettere o di giurisprudenza, con situazioni personali e familiari per lo meno decorose, residenti quasi sempre nelle zo-ne « bene » delle città italiane in case n-on di rado assolutamente up to date per arredamento e comfort, solidamente inseriti nella vita sociale e, spesso, mondana delle rispettive città. È il ceto di burocrati e di professionisti della politica educato in giovanissima età alla scuola di Togliatti e del quale ·Togliatti si servì per sostituire, specialmente negli anni a. cavaliere della crisi del 1956, i ve'cchi quadri operai e intellettuali del partito che, dopo più di un decennio dalla restaurazione delle libertà democratiche in. Italia, non si erano adattati alla sua dittatura. e mantenevano una concezione del partito o più intransigentemente rivoluzionaria o più modernamente duttile. Questo ceto ha molto lavorato e molto lavora per il partito, ma la grande espansione del PCI nel nostro paese, quella che tra il 1949 e il 1956 consentì ad esso di diventare la seconda forza politica italiana per peso elettorale e la prima per efficienza organizzativa e per capacità di agitazione -e mobilitazione di grandi masse, non fu opera sua. Fu, invece, opera di quel quadro comunista che aveva la direzione e costituiva la spina dorsale del partito negli anni immediatamente seguiti alla guerra e del quale Cesarini parla nel suo articolo. Fu il vecchio quadro a creare fra il partito e gli operai, i contadini, gli intellettuali italiani quei vincoli che si sono poi mostrati così solidi. Il nuovo quadro ha vissuto e vive di rendita sul lavoro svolto in quegli anni. ·Esso ha certamente ampliato l'eredità di cui è. venuto in possesso e lo dimostrerebbe, se non altro, il milione o milione e mezzo di voti in più guadagnato dal PCI dopo il 1956; ma lo stile e il significato dell'azione del PCI sono, e torniamo ( al ~iscorso di Cesarini, profondamente mutati. Lo stile. Le nuove gerarchie comuniste non hanno più con le masse i prof o·ndi e organici legami dei loro predecessori, i quali o vivevano tra le masse o avevano direttamente educato le masse nella Resistenza e nell'azione sindacale. Le nuove geràrchie sono un ceto di borghesi, le « cento famiglie» del comunismo· italiano, che am'ministrano, con i 14 Bibliotecaginobianco •
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