Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

'· .. P.C.l., integralisti e innovatori per paesello, e adesso non c'è piccolo centro che non abbia la sua lista, spesso cotn·prendente molti " indipendenti " e persino qualche democristiano dissidente~ nonché il suo programma differenziato di richieste e rivendicazioni. La "macchina", in certi giorni, riesce ad organizzare oltre 3 .000 comizi ». In contrasto con l'efficienza della n1acchina organizzativa, Cesarini rilevava nel PCI la sostanziale mancanza di dibattito politico, non scossa neppure da due eventi di prima grandezza come la destituzione di Kruscev e, prima, la scomparsa di To·gliatti, e osservava giustamente: « La fedeltà, il patriottismo di partito e l'impegno elettorale non bastano, naturalmente, a spiegare questo atteggiamento di abbandono, tanto diverso dall'atteggiamento di apertura ideologica, di critica e di polemica (anche se poi malamente conclusosi) che caratterizzò tutti gli ambienti del PCI all'epoca della crisi degli anni 1956-57. Per spiegarcelo, dobbiamo guardare un poco più oltre e più in basso, e cioè all'attuale composizione o sociologia del partito comunista stesso: dobbiamo, in altre parole, renderci conto di ciò che il partito comunista italiano è realmente, oggi, nella p,rovenienza dei suoi militanti, nella sua media culturale e ideologica e nella sua struttura organizzata. Scopriremo facilmente che al fervore ideologico e polemico del 1956-57 si è sostituito oggi il disinteresse conformistico alla. stessa maniera con cui una certa base del partito ha preso il posto della vecchia base tradizionale, e nella stessa misura in cui le modificazioni del quadro dirigente intermedio, nel frattempo verificatesi, hanno sostituito il vecchio " rivoluzionario di professione" con il nuovo "funzionario di partito ". Il partito comunista italiano del 1964, inson1ma, non è più, nella sua sociologia, il partito del 1956-57. Già i risultati della crisi di quegli anni, con le numerose defezioni e sostituzioni che provocarono, modificarono notevolmente i caratteri della formazione. Ma, da allora ad oggi, sono passati otto anni, e otto anni sono, nella vita di un partito, uno spazio di tempo equivalente a quello di una generazione nella vita di una stessa famiglia». Il 1956 segnò la fine degli incrementi di iscritti che il PCI aveva fatto registrare passando, con appena qualche pausa o lieve contrazione, dai 400.000 iscritti della fine del 1944 ai 634.000 degli inizi del 1952 e ai circa 2 milioni di quattro anni dopo. Dal 1952 al 19.55, dunque, « il partito si gonfia enormemente. Ma la cosa importante, per il nostro discorso, è che il suo nucleo, il suo cuore, restava composto dai vecchi militanti, e cioè da quelle 400-450.000persone che avevano rinnovato la tessera nel 1949 avencto superato sia la delusione opportunistica della estromissione del partito dal governo (che dobbiamo indicare come ragione principale della flessione del 1949 rispetto al 19~7) sia la sconfitta del 18 aprile. Si trattava di un gruppo di gente a suo modo davvero eccezionale. Era composto, per circa un 10 per cento, da vecchi comunisti, passati al partito comunista d'Italia o alla federazione giovanile nel 19~1, o reclutati 'negli anni durissimi che seguiron'J la ripresa del lavoro clandestino all'interno dopo il 1931-32, tutti ex operai,. divenuti membri del partito in base a una precisa ancorché rozza scelta ideologica, affinatasi e fattasi più ferma, poi, attraverso le persecuzioni fasciste.· Quasi tutti avevano 11 Bibliotecaginobianco

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