Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

Alexander Gerséhenkron dibile, e il suo intervento deve essere frequente,. se non incessante. Butterfield dice: « Possiamo pensare a ·volte che se (Napoleone) avesse potuto prendere una vacanza ..., avrebbe potuto salvarsi » 35 ; ma è una riflessione viziata di astrattezza, perché il potere dittatoriale non conosce vacanze dal pericolo. Non vi è salvezza per i dittatori nel seguire il consiglio di Pascal, rimanendo chiusi nelle proprie stanze 36 • Non vi è scelta tra azione pericolosa e inazione fatale, e conta poco il far carico a Napoleone (come fa Butterfield) di una mancanza di abilità per essersi permesso di farsi trascinare nella gu·erra peninsulare 37 • Egli seguì il paradossale principio di mantenere la st1a presa sulla Francia conservando in guerra un paese stanco della guerra e cercando, come aveva fatto prima, la sicurezza in una perenne insicurezza 38 • Le parole famose rivolte da Napoleone a M-etternich, dopo le vittoriose battaglie di Bautzen e Wurschen nel 1813, suonano come una ulteriore elaborazione della sua dichiarazione a Rumyantsev: « I vostri so·vrani, nati sul trono, possono subire venti sconfitte e ritornare ogni volta nelle loro capitali. Io non posso. Sono un soldato parvenu. Il mio potere non sopravviverà al giorno in cui io abbia cessato di essere forte e temuto» 39 • I paradossi della politica sovietica colpisco-no meno, 35 Op. cit., p. 33. 36 BLAISE PASCAL, Pensées, Paris, Garnier s.d., p. 139. 37 Op. cit., p. 90. 38 La visione utopistica di un futuro felice non era tuttavia estranea allo spirito di Napoleone. Sarebbe venuto il giorno (egli dichiarava di aver pensato così) in cui la pace universale avrebbe regnato sovrana; in cui tutti i suoi sforzi sarebbero stati dedicati a « migliorare le condizioni dell'intera società »; in cui un corpo di espions de la vertu Io avrebbe aiutato a scoprire e spegnere le violenze e le ingiustizie; e in cui « la grande famiglia europea» sarebbe stata illuminata dal sole della vera civiltà, unita da comuni principi, una moneta comune e un codice comune. Ma Napoleone sapeva pure che queste cose erano « sogni chimerici», perché ancora un'altra guerra, ancora da vincere, si sarebbe frapposta fra lui e il suo beau idéal; proprio come nella Russia sovietica nuovi compiti debbono essere sempre frapposti tra il presente e il raggiungimento dello scopo ultimo (cfr. LAS CASES, op. cit., V. II, pp. 49, 220 e 545-46). . 39 RICHARD DE METTERNICH, Mémoires, documents et écrits divers laissés par le Prince de Metternich, v. I, Paris 1866, p. 148. Metternich stesso osserva altrove nelle sue memorie: « Uno dei suoi più acuti e costanti rimpianti era di non essere riuscito a invocare il principio di legittimità come base del suo potere. Pochi uomini hanno sentito più fortemente di lui come un'autorità priva di questa base debba rimanere precaria e fragile e come facilmente essa sia esposta agli attacchi » (Op; cit., p. 283). Era naturale che Metternich apprezzasse questo punto. Ciò che non ci si può aspettare ~be egli capisse altrettanto bene è che Napoleone nel suo ricorso alla guerra doveva passar sopra non solo alla crescente riluttanza della popolazìone a sopportare il peso delle avventure militari, non solo al desiderio popolare di libertà politica, ma anch~ allo spirito di quella che il Constant appropriatamente definiva l'« età del commercio che deve necessariamente sostituire l'età della guerra» (De l'ésprit de la Conquete, 1813, Paris s.d.; p. 15; e Mémoirs sur les Cent Jours, cit., p. 65). Si deve aggiungere che nella sua febbrile attività all'in118 Bibliotecaginobianco \ \ I

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