Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

Alexander Gerschenkron in Spagna perché credevo la Francia meno: sicura di quanto in realtà fosse » 17 ; ma quest'ammissione di un errore di calcolo difficilmente può essere considerata più convincente delle altre ragioni e il motivo dell'inva5ione della Spagna dev'essere cercato altrove. Quando John Quincy Adams 'fu ambasciatore degli .Stati Uniti a Pietroburgo, il cancelliere Rumyantsev gli riferì, nel febbraio 1812, una conversazione da lui avuta co·n Napoleone. « La tranquillità », dice Rumyantsev, « non è nella sua natura. Posso dirvi in confidenza che me lo ha detto una volta egli stesso. Io gli parlavo della Spagna e del Portogallo ed egli mi rispose: 'debbo essere sempre in movimento. Dopo la pace di Tilsitt, dove potevo andare se non in Spagna? Andai in Spagna perché non potevo andare in nessun altro posto' » 18 • Questa è, invero, la sola spiegazione plausibile ed è suffragata dalla grande debolezza di qualsiasi interpretazione alternativa. Armand Lefebvre, ad esempio, sosteneva (e Sainte-Beuve ne conveniva) che l'erede della rivoluzio-ne, il bersaglio di « tutti gli odi del passato », non avesse alcuna po·ssibilità di fermarsi nella sua lotta contro la vecchia Europa 19 • Ma queste ipotesi astratte. non reggono alla luce delle constatazioni empiriche. È vero, come Alessandro I scrisse una volta (:riel 1804), che « l'arma più potente (di Napoleone) stava nella co-mune opinione che la causa della Francia era la causa della libertà e del benessere dei popoli » 20 • Senonché proprio questa era l'arma che Napoleone non si sentì mai spinto ad usare e che, in realtà, egli usò sempre più parsimoniosamente col passare degli anni: si trattenne dall'usarla in Prussia dopo J ena e non la usò nemmeno quando dall'uso di essa poteva dipendere il successo o la sconfitta, come in Russia nel 1812 21 • Le scelte non riguardavano l'Europa, ma Napoleone; egli lo sapeva bene. A Sant'Elena disse una volta: « Ero il più grande dei sovrani d'Europa. La mia alleanza era vivamente ricercata dalle mag17 Op. cit. Journal 1816-1817, p. 148. 18 CH. F. ADAMS,ed., Memoirs of fohn Quincy Adams, v. Il, New York 1874, p. 338. 19 A. LEFEBVRE, Histoire des Cabinets de l'Europe pendant le Consulat et l'Empire (con prefazione di C. A. Sainte-Beuve), v. I, Paris 1866, p. XXXVI. 20 SERGE!SoLov'Ev, lmperator Alexandr Peruyi, Politika, Diplomatiya (L'Imperatore Alessandro I. Politica, diplomazia), Pietroburgo 1877, p. 65. · 21 Ora soltanto, per la prima volta, gli storici sovietici vanno mostrando la volontà di accennare almeno - e sia pure di sfuggita - alle speranze dei contadini russi che l'invasione napoleonica portasse la fine del servaggio e alle rivolte contadine provocate dall'invasione. Cfr. A. N. KocHETK0V, « Partisanskaya voyna » 1812 god, K stopyatidesyatiletiyu otechestvennoy voyny, Sbornik statey ( « Guerra partigiana ». 1812.Per il 150°anniversario della guerra patriottica, Raccolta/ di scritti), Mosca 1962, Ma Napoleone rifiutò di diventare le roi d'une jacquerie (B. CoNSTANT, Mémoires sur les Cent Jours, Paris 1961, p. 134). 114 Bibliotecaginobianco I 1

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