Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

J P.C.I., integralisti e innovatori democratiche e autoritarie, alle quali è necessario opporre l'adozione di uh metodo democratico anche nella direzione della vita economica ». Bisogna perciò internazionalizzare l'azione sindacale: « la lotta dei sindacati no·n può più, nelle odierne condizioni dell'Occidente, essere condotta soltanto isolatamente paese per paese ». Allo stesso• modo non « serve a niente la vecchia propaganda ateistica. Lo stesso problema della coscienza religiosa, del suo contenuto, delle sue radici tra le masse, e del modo di superarla, deve essere posto in modo diverso· che nel passato, se vogliamo avere accesso alle masse catto 1 liche ed essere compresi· da lo,ro », ora che, nonostante il riflusso a destra avutosi ·al centro del mondo cattolico dopo la morte di Giovanni XXIII, i cattolici continuano a presentare, « alla base, le condizioni e la spinta per uno spostamento a sinistra che noi dobbiamo comprendere e aiutare». E infine, « anche nel mondo della cultura (letteratura, arte, ricerca scientifica, ecc.) oggi le porte sono largamente aperte alla penetrazione comunista. Nel mondo capitalistico si creano· infatti condizioni tali che tendono a distruggere la libertà della vita intellettuale. Do,bbiamo diventare noi i campioni della libertà della vita intellettuale, della libera creazione artistica e del progresso scientifico ». La conclusione che si trae da queste premesse è che, « in paesi dove il movimento comunista sia diventato forte come da noi (e in Francia), sorge la questione della possibilità di conquista delle posizioni di potere, da parte delle classi lavoratrici, nell'ambito di uno Stato che non ha cambiato la s1-1anatura di Stato borghese e quindi se sia possibile la lotta per una progressiva trasformazione, dall'interno, di questa natura ». Come si vede, nulla assoluta111ente di nuovo- rispetto a quanto il PCI e Togliatti ripetevano da vent'anni: riempire i vuoti politici e ideologici del mondo capitalistico, possibilismo verso le masse cattoliche, opposizione intransigente allo sviluppo econo-mico mo,derno se esso non è condizionabile dai comunisti. Quel che è_ piuttosto patetico è che, dopo vent'anni di azione politica del PCI nell'Italia post-fascista e dopo circa un secolo di presenza m~rxistica in Italia e in Europa, si venga a scoprire che « la questione di fondo che o-ggi sorge nella lotta politica» è la « possibilità » della classe -operai~ (anzi, delle classi lavoratrici) di conquistare il potere mediante un progressivo inserimel)to nei quaqri dello « stato borghese». E non ci si ripeteva da vent'anni che il PCI aveva fermamente e definitivamente- scelto la « ·via democratica » al co·munismo? Non implicava ctò l'accettazione dello « stato borghese » come quadro della progre_ssiva conquista · di posizioni' di potere? E anzi, l'impegno comunista n~n ~ra :q~e~lo· di rispettare alcUile strutture della « democrazia borghese » anche dopo la co·nquista del Bibliotecaginobianco

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