Nord e Sud - anno XII - n. 61 - gennaio 1965

La stabilità delle dittature cellente prassi dittatoriale. A lungo andare, niente serve così bene a mantenere la convinzione che la dittatura assolve ad un'utile funzione ' sociale come la continuazione di grandi piani di investimento e l'atmosfera di sforzo e di tensione creata nel corso della realizzazione di questi. piani. È invero paradossale che la dittatura debba danneggiare la popolazione per ottenerne l'acquiescer1za al sistema. Ma ciò, come vedremo, non è né una cosa nuova né il solo paradosso del regime dittatoriale. Dopo la morte di Stalin, il regime sovietico, preso nel vortice delle crisi di successione, non è riuscito a mantenere l'intransigente purezza della sua politica. A misura che le lotte per il primato indebolivano il potere della dittatura, un qualche incremento nell'offerta dei beni di consumo diventava necessario. Il primo successore di Stalin, Malenkov, promise il completamento del piano allora vigente per i beni di consumo (nel quadro del quinto piano quinquennale) ·entro quattro anni e fu rovesciato, a quanto fu detto, per la sua incapacità a riconoscere la priorità dell'industria pesante nel processo di sviluppo ~ovietico. Kruscev, suo fortunato rivale, non poté evitare di mantenere l'indice di sviluppo dei beni di consumo al di sopra di quello prevalente sotto Stalin, ma ha continuato, sia pure fra qualche esitazione, a procla1nare la sua adesione alla norma sopra illustrata; e, invero, l'indice di sviluppo della produzione dei beni strum-entali non solo è stato permanentemente più alto di quello dei beni di consumo, ma la sfasatura tra i due indici si è andata accentuando negli ultimi cinque anni. È vero che sono state fatte grandi promesse di incremento del benessere dei consumatori, ma promesse del genere furono incluse in tutti i piani quinquennali staliniani dal 1928 in poi e con monotona regolarità non vennero mantenute. La questione essenziale non è che l'incremento dei beni di consumo, delineatosi negli anni recenti, finirà necessariamente con l'esaurirsi, ma soltanto che, fin tanto che continuerà, esso denoterà la instabilità della dittatura. Per quanto riguarda la politica degli investimenti, l'organizzazione dell'economia sovietica appare direttamente legata al problema della stabilità della dittatura. Vi è la questione dell'accentramento in opposizione al decentramento. Dopo la morte di Stalin uno sforzo di decentramento su larga scala fu fatto quando, nel 1957, gran parte dei ministeri economici di Mosca fu sciolta e l'amministrazione dell'industria sovietica fu affidata ad un centi~aio di consigli economici_ regionali (Sovnarkhozy), lasciando al centro il solo compito della pianificazione generale. Questo passo fu salutato da molti fuori della Russia come una naturale conseguenza del precedente sviluppo industriale del paese. 105 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==