Nord e Sud - anno XI - n. 60 - dicembre 1964

Recensioni per inciso si venga a contatto col suo pensiero, le etichette di « neo-idealismo » o di « neo-hegelismo ». E fin qui, a prescindere dall'ampia confusione fra i termini di « idealismo» e « storicis1no », e dall'arbitrio· di ridurre sotto una formula tutta t1na problematica così complessa e ricca di aperture come quella del Croce, fin qui, dicevan10, dal moimento che l'esperienza hegeliana fu essenziale al ( pensiero del Croce, potrebbe anche non esserci nulla di straordinario, tranne la evidente di1nostrazione di una pigrizia mentale che . preferisce le definiziqni schematiche alla lettura attenta di grossi testi: ma ove si voglia fare un po-' di attenzione al significato che le formule suddette assumono nella mente degli anticrociani di professione, non si può non rilevare che esse nascondono il sottile disegno di far vedere nel Croce, soprattutto alle giovani generazioni, non già il pensatore originale e profondo, noto ai letto 1 ri dei suoi testi, bensì un semplice epigono, di Hegel, quasi uno stanco ripetitore delle proposizioni dell'a11tore della Fenomeno- - logia, un filosofo a metà, i cui problemi ed i cui pensieri possono· tranquillamente ritrovarsi, all'origine, nelle pagine hegeliane. Ma ciò che vi è di più strano in queste prese di posizio 1 ne anti-crociane, che tenderebbero a ridurre tutta la dottrina del filosofo napoletano ad una sorta di scolastica dell'hegelismo, è che esse vengono per lo più da divulgatori non originali di altre correnti filo·sofiche, da autentici scolastici della fenomenologia, del1' esistènzialismo, del neo-positivis1no etc., i quali presentano un Croce di maniera ritagliato sul modello hegeliano rifiutandosi o per malanimo 1 , o per scarsa conoscenza della letteratura crociana, di accettarne e riconoscerne l'originalità rispetto allo Hegel, dal cui pensiero il Croce aveva sì mutuato, com'egli stesso riconosceva, alcuni aspetti, 1na p·ur sempre rivedendoli alla luce_ delle sue originali formulazioni. Contro tutta questa letteratura la via 1nigliore per sfatare la leggenda di un Croce hegeliano tout court, non poteva essere che quella di riesaminare in profondità, alla luce dei testi, il rapporto Croce-Hegel: per chiarire, una volta per tutte, i legami ideologici fra i due filosofi, ed il senso definitivo della « riforma» dell'hegelismo portata avanti dal Croce: ed è questa la via seguita da Raffaello Franchini in un volume di recente pubblicazione ( Croce interprete di Hegel, Gian1ùni, Napoli, 1964). Il Franchini ha voluto dimostrare come, contrariamente a Spave11ta, Vera, Jaia, Gentile, e cioè i continuatori italiani più o meno ortodossi di Hegel, solo Croce abbia osato « porre a cimento con lo Hegel una propria concezione del reale sorta da una viva e concreta esperienza di ricerca storica e provocare co,n questa addirittura la reazione e -quasi l'esplosione delle· vecchie strutture del sistema » (p. 13). L'aspetto fondamentale della trattazione del Franchini consiste proprio nell'insistere sul fatto che non tanto di « riforma » dell'hegelismo si può parlare a proposito del Croce, quanto piuttosto di un «ripensamento;> dell'opera di Hegel alla luce di una visione problematica che era solo ed esclusivamente del Croce, in quanto nata da esperienze culturali precedenti. la lettura sistematica dello stesso Hegel, di cui il Croce aveva avuto origina97 Bibliotecaginobianco

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