Nord e Sud - anno XI - n. 60 - dicembre 1964

Editoriale si sommano i voti del PSI e del PSIUP) e il MSI non hanno fatto registrare alcuna variazione delle rispettive percentuali. I monarchici, infine, hanno accusato un calo di 0,75 punti; ma, po.iché la percentuale di partenza era soltanto dell'l,68, un tale calo ha significato, in pratica, un dimezzamento delle forze del loro partito. C1l1e si desidererebbe di più per proclamare la sostanziale immobilità del corpo elettorale? Eppure il movimento c'è stato, ed anche assai forte. Per i socialisti, in primo luogo. Le forze del PSI, immutate rispetto alle elezioni del 1963, sono state, però, attratte per un quinto dal PSIUP. Si tratta, in assoluto, di un indebolimento della consistenza complessiva delle forze elettorali dei partiti di centro-sinistra. Politicamente si tratta, invece, di un contenimento dell'insipietzte scissione vecchiettiana in limiti più che tollerabili e di una omogeneizzazione dell'elettorato del PSI, che sono altrettanti fattori di rassicurazione del centro-sinistra. Movimento anche per i repubblicani, per i quali c'è da considerare che erano presenti solo in 55 province delle 74 in cui si è votato; e che perciò hanno giitstamente potuto protestare per il modo come la RAI-TV ha datv notizia dei loro risultati ed han,no potuto far presente un loro progresso pari, rispetto al 1963, ad z,tnpo' più di cinquantamila voti; il cl1e, per un partito che ha raccolto meno di trecentocinquantamila voti, è pure qualcosa. Ma la fluidità del corpo elettorale appare, soprattutto, dal confronto tra le provinciali e le corrzunali. In queste ultime, infatti, del tutto al contrario che nelle prime, PCI e_PLI appaio,no in regresso, la DC in progresso. Alcuni dati colpiscono particolarmente. Nei 78 capoluoghi di provincia in cui si è votato, le comunali hanno visto scendere il PCI dal 25,58 al 25,40% e salire la DC dal 30,32 al 33,17%; se si tiene, invece, presente il complesso dei comuni con più di 10.000 abitanti in cui si è votato (e cioè circa 700 località), allora si vede il PCI scendere dal 27,5 al 26,5% e il PLI dall'8,5 all'8,4% e la DC salire dal 33,3 al 35,8%; mentre nei soli capoluoghi di provincia i liberali appaiono in aumento dall' 11,09 all'11,61 %. Infine, nei conzuni aventi tra cinque e diecimila abitan,ti e per la prima volta votanti alle amministrative col sistema proporzionale, la DC sale dal 43,0 al 44,1%, il PLI scende dal 4,4 al 2,7% e il PCI dal 26,2 al 24,1%; e benché proprio per quest'ultima categoria di comuni il confronto sia più difficile (oltre tutto per la frequente presenza di liste miste), non si può fare a meno di t~ner presenti anche questi dati. Ancor più sconcertante poi la distribuzione territoriale di queste variazioni. Nel Veneto e in Sicilia, ad esempio, la DC ha ulteriormente migliorato, e assai spesso non di poco, le sue già forti o fortissime posi4 Bibliotecaginobianco

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