Nord e Sud - anno XI - n. 60 - dicembre 1964

.. Giornale a più voci p-uò avvenire senza una globale valutazione delle tendenze dell'intera economia italiana e senza un opportuno controllo dei fenomeni territoriali relativi allo sviluppo industriale su tutto il territorio nazionale. Le iniziative autonome che finora si sono avute e che in futuro potranno fiorire nelle aree meridionali hanr10 necessariamente carattere di piccole e medie imprese: sarebbe, infatti, impossibile che in regioni finora sottosviluppate sorgesse all'impro:vviso,, con risorse unicamente locali, qualche gigantesco complesso industriale delle dimensioni di una Mo-ntecatini o .di una Fiat. Ora, le industrie di piccole e medie dime11sioni, per poter operare e progredire, non possono no·n addossarsi alla grande industria. Questo, infatti, non è più il tempo in cui l'attività artigiana, sviluppandosi autonoman1ente, progrediva come attività piccol~industriale, poi medio-industriale, per assumere, infine, le dimensioni di una grande industria. Oggi, al contrario, è proprio quest'ultima che consente alle i1nprese minori - attraverso commesse, richieste di forniture e di beni di consumo, ecc. - di sviluppare la loro attività produttiva. Un solo esempio, cl1e risale alla storia della industria meridionale di pochi anni or sono, basterà a dare la prova di quanto sia indispensabile la presenza della grande industria nelle regio,ni meridionali. La legge del 30 luglio 1960, n. 623, stabiliva per le piccole e medie aziende la possibilità di accedere, fino al 30 giugno 1961 (poi questo ter111ine fu prorogato con la legge del 25 luglio 1961 n. 649), al mercato del credito a medio termine giovandosi di un tasso di interesse ridotto: 5% per il Nord e 3% per il Sud. Diverse richieste furo,no fatte, per avvalersi di questa facilitazione, da parte di imprenditori della Puglia e soprattutto della Can1pania, regioni scelte da taluni grandi con1plessi industriali del Nord per la installazione dei propri in1pianti. Nessuna richiesta invece ci fu jn Basilicata e Calabria, dove nessun insediamento di « industrie di base » garantiva la prosperità delle imprese satelliti. Risulta, quindi, evidente il vantaggio sensibile che può derivare al Sud dall'insediamento, nelle sue aree di po,tenziale sviluppo, di stabilimenti, filiali, succursali, centri di ampliamento delle grandi industrie settentrio,nali. Così come risulta evidente che l'eco·nomia di mercato provoca un sempre maggio,re accentramento delle localizzazioni industriali in certe zone nordoccidentali, onde il pericolo che queste zo1 ne, finora floride, entrino in crisi a causa della co,ngestione urbanistica e demografica che quelle localizzazioni aggravano. C'è, dunque, il problema di provocare un dirottamento delle localizzazioni industriali delle grandi aree metropolitane che risultano esposte al rischio della congestione verso le aree che si vogliono industrializzare. Perciò i disincentivi. Ma questi disincentivi non sono soltanto, e neanche principalmente, a favore del Sud: sono in un certo senso gli incentivi a favo,re delle aree meno industrializzate del Nord. P~rché, quando risultasse. più conveniente localizzare una nuova industria fu9ri della periferia milanese, non è detto che l'impre~ditore di questa nuova industria, se mil~nese, sia disposto a scendere nel Sud, malgrado che qui, nel Sud, potrebbe anche 51 Bibliot~caginobianco

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