Alberto Pascale lettivi decisi da diverse industrie, l'insistente e talvolta isterica campagna antigovernativa co1 ndotta dai giornali di destra, di estrema destra e di estrema sinistra, che più volte si sono assunto il ruolo di Ca~sandre dell'econo·mia italiana, hanno generato nella collettività un senso dì angoscia, un presentimento di catastrofi. inevitabili, su cui è molto facile fare leva per speculazioni poli ti che. Questa paura latente - che non è suflìciente a determinare un più oculato controllo· delle spese individuali, e che basta, _tuttavia, a generare nel consumatore un senso di colpa - è particolarmente fo,rte nelle città del triangolo industriale, che, prime bei.1eficiarie del « boom», sono anche state quelle che più sensibilmente hanno avvertito i sintomi della recessio·ne. Il cittadino che non sia stato colpito diretta1nente da riduzioni di orario (e quindi di retribuzione), o addirittura da licenziamento, risente, dunque, della attuale congiuntura · economica attraverso una vaga impressione di precarietà e di miseria imminente; ed è su tale impressione che gioca la propaganda liberale promettendo lieto il prossimo Natale, festività che la tradizione e il luogo comune vogliono caratterizzata dalla opulenza materiale e da 11n'euforica serenità di spirito. Inoltre, negli ultimi anni, il Natale ha assunto l'aspetto di un'esaltata e coreografica sagra dei co,nsumi stessi. Questa del Natale, tuttavia, non è che la più elementare espressio,ne della ·pressione psicologica cui ha cercato di fare rico,rso nella campagna recente il Partito Liberale: più profonda è stata l'intuizio 1 ne che quest9 Partito ha avuto del latente sospetto che molti cittadini nutrono per la struttura e i progetti del centro-sinistra. Fra coloro stessi che in passato avevano auspicato una formula governativa come quella attuale, i più superficiali - che non sono pochi - s0110 o,ggi delusi dal non aver visto accrescersi . il precedente benessere. Quelli cl1e invece l'avevano avversata, additano le contingenti difficoltà economiche con1e eventi che erano prevedibili fin dal momento in cui la strada del centro-sinistra era s~ata intrapresa. Tutti insieme, infine, guardano- con timore a ciò che l'attuale governo s'accinge a fare e in particolare alla programmazione, cl1e viene considerata come la definitiva frustrazione di quella iniziativa privata settentrionale che pure ha condotto l'Italia al « boom » degli anni scorsi. In questo clima giungeva più che mai tempestiva l'accusa mossa da Malagodi, e ripresa da numerosi espo·nenti milanesi del Partito Liberale, allo « Studio del piano quinquennale 1965-1969 », comunemente noto come « Piano Giolitti ». In particolare, agli industriali lombardi è stato indicato, come sinistramente minaccioso, quell'articolo 12 del Piano, che, sotto il titolo: « L'intervento nell'Italia Nord-orientale», prevede l'impiego di « disin~entivi »_. e cioè « di strumenti atti ad impedire l'ulteriore addensamento di attività economiche nelle province di Milano, To1 rino e Genova». La minaccia della disincentivazione, rivo,lta come è noto ad orientare verso altre aree le iniziative industriali, ha provocato un coro di proteste che si è espresso sia nei comizi dei candidati liberali, sia attraverso la stampa degli organismi associativi degli industriali lo,mbardi.,,. 48 \ Bibliotecaginobia_nco :,
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