.... Giornale a più voci due volte alla settimana, e mai sola, e ~pesso la picchia, se qualcosa non va, con una striscia di cuoio·. Il cerimoniale della battitura meridionale è descritto dalla vittima con un puntiglio- esasperato, impietoso!: il marito fa contare alla vittima le sferzate che stabilisce di dare .a seconda delle colpe co·mmesse; essa deve alzare la gonna e ricevere le cinghiate sulle coscie, « sopra le calze, dove non c'è niente sulla pelle ». Se non resta ferma, mentre viene frustata, la dose aumenta. I segni delle percosse durano diversi giorni; il cerimoniale si ripete spesso, una, due volte là settimana. La prima lettrice si firma: « una torinese che apprezza i meridionali», e scrive che sarebbe orgogliosa di dare a sua figlia in età da marito un meridionale autentico; la seconda, invece, si dichiara una « sventurata», e consiglia le ragazze torinesi a non sposare mai un meridionale. A voler essere sinceri nel giudizio, le due lettere sembrano il risultato di due opposte reazioni che deformano la realtà. La mancanza di cortesia di un marito torinese può infastidire il cittadino che nei rapporti con gli altri guarda uno stile come quello ormai classificato con l'etichetta dell'esuberanza nei siciliani o del dinamismo nei milanesi; ma il cerimo 1 niale del torturatore meridionale, e co,ntabile, turba, sconvolge la sua mentalità, la sua etica, porta un profondo scompiglio nel suo rigore, nel suo 01rdine tradizionale. Ed ecco perché in episodi come quello narrato dalla lettrice « sventurata», il torinese autentico è poco disposto a cercarvi la verità, a distinguere tra fantasia e realtà. Nell'emigrazio11e meridionale verso le città del triangolo industriale, c'è il pigro che irrita una società industriale, da una parte; e, dall'altra, c'è il contabile delle frustate, che sgomenta una società civile, progredita. Il pigro, nella maggioranza dei casi, dopo la sorpresa iniziale, si inserisce nel nuovo mondo; il contabile delle frustate, anche se inserito nella gerarchia del rendimento, delle ore lavorative, continuerà ancora per anni ad ~ssere l'interprete fedele di un'antica tradizione meridionale. Pochi giorni prima del mio arrivo nella città, era accaduto un altro delitto dell'onore _meridio11ale: un calabrese, da poco immigrato, aveva ucciso a coltellate la sua giovane moglie, sui trent'anni, questa volta no1 n protagonista di un adulterio, ma appena vittima di un sospetto. « La Stampa», concedendo ampio spazio alla cronaca del fatto di sangue calabrese, traduceva ancora una volta lo sgomento più che il pregiudizio di una città nordica. Il del,itto, questa volta, aveva due aspetti seriamente aggravanti: il puro sos.petto capace di uccidere e il numero dei colpi di lama affilata penetrati nelle carni della vittima: dieci, il medioevo del delitto, l'artigianato dell'assassinio, · in una società spiccatamente industriale. I colpi di una rivoltella avrebbero dato sicuramente al delitto un'atmosfera moderna. Le frustate del contabile si erano trasformate in coltellate del figlio del sospetto. Chi era il calabrese che aveva ucciso? Era, a ben considerarlo, il fratello più violento del contapile. A caratterizzare il delitto, era il suo movente: il sospetto. Uno stato d'animo perenne, una componente essenziale della 45 Bibliotecaginobianco
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