Giornale a più voci ricerca e sviluppo, nel quadro di sistemi aziendali eccellenti; ed entrambi sono frutto di eccellenza direzionale, ma l'uno senza l'altro non basta». So,no concetti, soprattutto quelli relativi alle possibilità offerte dai nuovi sistemi informativi e decisionali per la rapida soluzione di grandi e complessi problemi di programmazione e di gestione, anco1 ra assai poco familiari agli ambienti dell'industria privata italiana; e fa piacere, a questo pro,posito, rilevare co1ne le aziende di Stato riconoscano l'importanza di tutto questo, confermando così, come si è avuto occasione di afferrp.are nel precedente numero di questa rivista, la netta superiorità delle capacità imprenditoriali dimostrate dai dirigenti del settore pubblico, rispetto ai cosiddetti « operatori econon1ici privati». S,ono concetti, pertanto, che non saranno mai abbastanza rip-etuti, e le cui conseguenze dovranno essere rese del tutto esplicite. Quando si parla di sopravvivenza industriale si dà, infatti, per scontata l'esistenza di quel processo che è attualmente in corso, e che s·i è da più parti rilevato: l'aumento del divario tra irn.prese -economicamente, tecnologicamente e strutturalmente forti ed imprese marginali; tra aziende che guardano al futuro ed aziiende i cui dirigenti si rivelino· incapaci di interpretare l'insieme di forze che caratterizzano l'ambiente in cui esse sono chiamate ad operare. Si tratta, invero, di un fenomeno che investe le aziende le cui dimensioni superiI10 la « soglia » al di là della quale « il migliore investimento è un labo.ratorio di ricerca». C'è, p·erò, da notare, riprendendo qui il discorso iniziato nello scorso numero, di questa rivista, che nella presente situazione dell'industria europea - costretta ad affrontare la sfida delle più grandi e mo,derne società americane - nessuna azienda p·uò sottrarsi alla necessità di un ammodernamento tecnologico., strutturale e produttivo (destinato in seguito a continuare e ad accelerarsi). Dal piano aziendale, dal fenomeno che vede irrimediabilmente allargarsi il divario tra aziende-pilota ed aziende marginali, si torna così al discorso relativo al crescente décalage tra le strutture produttive ~ell'Europa e quelle dei grandi concerns d'oltre Atlantico, e delle loro filiali europ:ee. In effetti, le società americane, e le loro filiali, hanno o.ggi la capacità e la possibilità di « tenere il ritmo» per quel che riguarda la costante modernizzazione dei prodotti, delle tecniche produttive e delle strutture aziendali, mentre le società europee ---- tranne rare eccezioni - scarseggiano in genere dei capitali necessari, ma soprattutto delle élites impre·ndito 1 riali capaci di dirigerle in questa nuova fase dell'era industriale. Abbiamo già visto come gli investimenti americani tendano a concentrarsi nei settori in cui più ampie appaiano le prospettive di sviluppo nell'avvenire; e come essi tendano ad acquisire il controllo di quelle società europee che più abbiano sap·uto modernizzare i propri prodotti e i propri metodi di produzione. S,e questa tendenza d(?vesse continuare incontrç1,stata, tutta l'industria «pilota» sarebbe, dai due _lati dell'Atlantico•, co-ntrollata da pochi centri di deci_sione estranei all'Europ,a, e sui quali i poteri politici europei (o anche il potere politico europeo) non avrebbero più nessuna Bibliotecaginobianco
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