Giornale a più voci Si è preferito, invece, imboccare una strada affatto diversa: quella delle enunciazioni di principio dirette ad accontentare gli uni, e di una specificazione concreta di esse che venisse incontro a quanto richiesto dagli altri; col risultato di non trovare il consenso di nessuno. E questo I è stato forse il peggiore dei mali. Un compromesso in materia sul piano ideolo·gico è irrealizzabile, oltre che assurdo: si tratterebbe di conciliare i principi marxisti in materia di proprietà privata con q11elli cattolici, la proprietà collettiva con quella individuale, l'assenza di una proprietà privata · di beni diversi da quelli di consumo con la proprietà intesa come diritto naturale. Sembra110, questi, motivi sufficienti a co·nsigliare proprio quella politica delle cose concrete di cui si diceva. La. nuova legge urbanistica non ha solo rilevanza sotto il profilo tecnico, ma costituisce anche un fatto politico di primaria importanza; e postula, quindi, una soluzione che si inserisca in un preciso contesto politico: ciò va detto in particolare per coloro che, in sede congressuale, hanno insistito sulla necessità di una discipli11a urbanistica che accolga integralmente certi principi, come quelli dell'esproprio generalizzato delle aree, dichiarandosi favorevoli a continuare una battaglia in questo senso, piuttosto che accontentarsi di una fo1 rmula di compromesso a più breve scadenza. Non si vuole affatto negare che sotto il profilo della scienza urbanistica una disciplina urbanistica che si rifaccia integralmente a certi principi possa rappresentare la soluzione migliore; e nemmeno contestare il significato politico e sociale che avrebbe l'attuazione di una tale disciplina sul piano legislativo. Ma, una volta tradotta l'istanza tecnico-culturale in impegno politico, occorre ancora ricercare una disponìbilità delle forze politiche per tradurla poi sul piano normativo, disponibilità che non esiste ed è inutile farsi illusioni che ·possa esistere in un prossimo futuro. ·A quanto è dato sapere, lo schema recentemente pubblicato sarebbe o~a og,getto di esame da parte dei titolari dei vari dicasteri interessati alla nuova disciplina (Lavori Pubblici, Bilancio, Tesoro, ecc.) ed è lecito· ritenere che in questa sede esso subirà una serie di uiteriori modificazioni, anche alla luce delle osservazioni da più parti forn1ulate. Ma quella che sembra soprattutto necessaria è. una chiarificazione generale sul problema, tenendo conto della « realtà effettuale» delle cose e della situazione politica italiana. In un o paese di grandi tradizioni democratiche, come l'Inghilterra, il partito laburista, vincitore alle ultime elezioni, ha posto tra i punti fondamentali del programma di governo la realizzazione di un regime pubblicistico delle aree edificabili che tt?nesse conto dell'esperienza fatta nel 1947, senza che questo sia stato ritenuto u11 fatto capace di porre in crisi le istituzioni d~mocratiche di quel paese. · · In realtà, non è tanto il fatto in sé e per sé della pubblicazione del mercato delle aree che ha importanza, quanto piuttosto le finalità che si vogliono perseguire attraverso il regime pubblicistico. Come ha giustamente rilevato l'on. Ripamonti, Presidente dell' I.N.U., · 37 · Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==