Mario Chiari finirebbe per in-cidere profondamente sullo stesso assetto dello Stato- e sulle rispettive funzioni degli organi costituzionali. Questi i punti salienti dello schema, che è stato oggetto di molteplici critiche al Congresso degli urbanisti. Innanzi: tutto; si è osservato che si trattava ancora una volta di un documento no,n ufficiale, che si trovava nella stessa fase a cui erano giunti quelli che l'avevano preceduto, e cioè nella fase precedente alla presentazione in Consiglio dei Ministri. Di qui la protesta espressa in modo particolarmente vigoroso dal Segretario del Congresso, prof. Bruno Zevi, per una asserita mancanza di volontà politica di dare soluzione, sul piano legislativo, ai problemi posti da vari anni dalla cultura urbanistica più avanzata. Ma forse il fatto più importante è stato rappresentato- dall'atteggia mento degli intervenuti nei riguardi del contenuto dello schema. Si è assistito ad un feno-meno che_ era in un certo senso prevedibile, e cioè ad una critica al progetto condotta da diverse parti dello schieramento 1 politico e per motivi co11trastanti. Da sinistra, infatti, si sottolineava l'avvenuta introduzione di disposizioni più favorevoli ai proprietari di immobili di quelle contenute nei progetti elaborati in precedenza; dal centro-, si facevano rilevare le intrinseche incongruenze del testo, mentre da destra si insisteva sul tema della mortificazione dell'iniziativa privat~ e sul carattere eversivo di una legge che prevede la possibilità a breve o a lunga scadenza di procedere all'esproprio delle aree edificabili da parte dei pubblici poteri, sostituendo la proprietà pubblica a quella privata. Dal dibattito sono emersi evidenti i difetti di una impostazione del problema della nuova legge urbanistica che, avendo come finalità ultima di non scontentare nessuno, finisce poi in realtà per scontentare tutti. Per uscire dal generico, è evidente che le_ forze politiche di sinistra non · possono rinunciare a porre ed a vedere accolta l'esigenza del riconosci-. mento, nella futura legge, della prevalenza degli interessi pubblici su quelli privati, di una preminenza, cioè, delle scelte attuate dai pubblici poteri in ordine alla utilizzazione edilizia del territorio ed alla messa in_ opera di un ·sistema che costituisca una garanzia contro il persistere di vistosi feno-meni speculativi. Nel quadro di una « politica delle cose» si poteva trovare una formula di mediazione fra tal! esigenze e quelle, proprie di vasti settori del partito di maggioranza relat_iva, di vedere salvaguardata la proprietà e l'iniziativa privata e di circondare di una serie di garanzie 01 gni limitazione relativa all'una e all'altra. La soluzione più opportuna a questo punto sarébbe stata quella di elaborare una strumentazione tale da potere, al di là delle affermazioni di principio talvolta altiso-nanti, ma spesso poi destinate a rimanere sterili, effettivamente raggiungere le finalità su cui tutti convengono, tenendo conto delle esigenze prospettate dalle diverse parti. È una pol1tica, questa, che ha trovato del resto svariate occasioni di manifestarsi nel corso di questi ultimi tempi, e che è la sola a rendere possibile una collaborazione tra forze politiche che si ispirano a premesse ideologiche profondamente diverse. 36 Bibliotecaginobianco
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