Note della Redazione dolora »; veniva dalle esperienze dei CLN, del Partito d'Azione, della Consulta dei primi anni seguiti alla Liberazione e si rendeva conto che l'ora era « segnata dall'incontro di due generazioni, troppo giovane l'una troppo vecchia l'altra rispetto a quell'eterna misura di normalità che è la propria età», e perciò le « cose vecchie » non erano state ancora « cacciate » d'alle « idee nuove». , Le « idee nuove »: in sintesi, lo Stato moderno. IJe « cose vecchie »: in sintesi, i liberali ch,e erano intisichiti da un'anacronistica e astratta aspirazione a restaurare lo Stato pref ascista; ed i socialisti che erano ancora e più che mai paralizzati dalla « stolida credenza » di essere sempre sul punto di poter fare la rivoluzione e perciò rton erano capaci di stare al governo e di sentire la grande suggestione della impegnativa fatica di inserirsi come forza determinante in uno schieramento di correnti politiche responsabilmente impegnate nell'edificazione dello Stato moderno. « Di questo meraviglioso Stato moderno ~ scriveva Mario Paggi nel 1949, rivolto proprio ai socialisti - che non è di nessuno ed è di tutti, che un giorno fu dei prefetti giolittiani e poi dei gerarchi fascisti solo perché voi, e sempre voi, avete ostinatamente rifiutato di farlo diverso e migliore in stretto contatto con tutti gli altri gruppi democratici del Paese, per cieco e diabolico orgoglio di falsa dottrina, per stol.ida credenza· di essere i soli a saper parlare demagogicamente alle masse, mentre già quattro volte in trent'anni siete stati battuti su questo terreno, in Russia, in Germania, e in Italia dai fascisti prima e dai democristiani poi. .. Sono ormai trent'anni che l'Italia dovrebbe essersi accorta che con i socialisti né si· governa, né si fa la rivoluzione ». Sono parole che anticipano quelle che Pietro Nenni dirà negli anni sessanta; ma Lelio Basso, che pure fu grande amico di Mario Paggi, e suo interlocutore diretto in tante discussioni sul socialismo e sulla democrazia, è uscito dal PSI, che finalmente si assume quelle responsabilità clie per decenni non era stato in grado di assumersi, e in malinconica compagnia ha fondato un PSIUP, all'insegna di patetiche e velleitarie fedeltà al mito della rivoluzione di classe; mentre, non meno pateticamente, Riccardo Lombardi, che pure ha guidato in momenti difficili la battaglia autonomistica dei socialisti più, responsabili e più consapevoli delle necessità dell'ora, denuncia ora come cedimenti quelle che sono manifestazioni di realismo e sembra indugiare ancora fra la Scilla del moralismo azionista e la Cariddi del dottrinarisnio 1na-rxista, di un marxismo che· lui vorrebbe «moderno», ma che può essere soltanto polveroso. Sempre attuale, dunque, la critica di Mario Paggi nei confronti delle vecchie malattie del socialismo italiano, anche se, e proprio perché, la situ,azione non è più quella del 1949 e le vecchie malattie, pur sopravvivendo, risultario· finalmente in regresso, meno paralizzanti della capacità d'azione politica della classe dirigente socialista di quanto non lo fassero ancora dieci anni or sono. E sempre attuali sono pure i temi della polemica che Mario Paggi. andò / conducendo nei confronti dei liberali. Paggi era un liberale, nel senso radi32 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==