Nord e Sud - anno XI - n. 60 - dicembre 1964

Francesco Compagna tare l'attività della Banca Euro-pea degli Investimenti in questo senso: dare sempre la precedenza, nei co-nfronti di ogni altro tipo di progetti, ai finanziamenti (da o·ffrire, da .pro-porre t1fficialme:µte ai go·verni in modo da impegnarli nei confronti dell'o,pinione pubblica delle regioni interessate) che possono co·nsentire l'esecuzione accelerata dei progetti relativi alle o-pere che sono· destinate ad attrezzare gli assi di comunicazione delle regioni periferiche e a trasf armare tali assi in veri e pro·pri · assi di sviluppo (progetti, cioè, come quello relativo alla elettrificazio-ne della linea ferroviaria Le Mans-Rennes, e all'ammodernamento di altre linee ferroviarie bretoni, che potrà essere realizzato in cinque armi, e non in dieci, proprio grazie a un finanziamento concesso recentemente dalla Banca Euro,pea degli Investimenti). Questo potrebbe essere, forse, un primo passo- significativo per sbloccare dalla condizione di inerzia in cui si trova la politica regionale della Comunità europea, per addivenire a un impegno della C•omunità nelle regioni periferiche e sottosviluppate più co·nsistente e più organico di quanto finora no-n sia stato possibile ottenere. E a noi sembra che il problema degli assi di sviluppo nell'Italia meridionale, il problema delle autostrade, delle strade a scorrimento veloce, delle linee ferroviarie da elettrificare e da raddo-ppiare, debba essere posto anche sul piano· dei problemi che interessano- le prospettive dello sviluppo economico corr1unitario, come sviluppo equilibrato dal punto di vista territoriale o com-e causa di ulteriori e più gravi squilibri, a seconda di tutto ciò che in questi anni si riuscirà a fare, o non si riuscirà a fare, per evitare che le regioni periferiche diventino definitivamente regioni marginali e cl1e le regio·ni renane diventino regioni sempre più congestionate. Ma questo· problema, come dicevamo, si pone anzitutto nel quadro della programmazione dello sviluppo dell'economia nazionale: come problema di programmazione delle grandi opere pubbliche, secondo quella priorità meridionalista di cui si diceva e di cui purtroppo- ci sembra che no-n abbiano tenuto adeguato conto finora proprio gli ambienti che hanno assistito l'o·n. Giolitti al Ministero del Bilancio quando si è trattato di formulare quel documento che ha preso appunto il no-me di « piano Giolitti » e che si raccomanda per molti suoi pregi, ma certo no·n per il suo troppo, debole e scolorito contenuto meridionalista. D'altra parte, la programmazione delle grandi opere pubbliche in base al criterio-guida della priorità meridionalista non solo dovrebbe valer~ come una premessa della politica di piano, ma costituisce,· ci sembra, il nodo meno complesso fra qu-elli che la politica di piano deve sciogliere. FRANCESCOCOMPAGNA 26 \ Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==