Nord e Sud - anno XI - n. 60 - dicembre 1964

.. Il caso Ippolito la cla'>se politica potesse vedervi un li1npido contributo ad un'opera salutare di \moralizzazione, e non invece una pericolosa distorsione su cui si stende un'ombra autoritaria, occorrerebbe da parte dei giudici italiani, in questo momento delicato della nostra storia politica, un estremo autocontrollo, una estrema riservatezza, una estrema ponderazione nell'azione. Non ci è sembrato di veder brillare queste virtù nel caso Ippolito. Né, a quel che si dice, il procuratore generale .di Roma sembra incline a seguire questa linea di condotta: la sua convinzio-ne è, anzi, a quel eh-e sembra, quella di dover tagliare lui i no1di gordiani di situazioni politiche che i politici non riescono a risolvere. E a parte la mancanza di senso delle proporzioni, è appunto l'assunto teorico che preoccupa. Non bisogna, d'altra parte, che la classe politica dimentichi le sue responsabilità. Se la magistratura intervien·e è anche perché si è creata una situazione di vuoto che il sentimento dell'opinione pubblica chiede venga riempito·. Se non lo riempie la classe politica, come sarebbe suo compito e dovere, può ben sentirsi spinta a colmarlo una parte dalla magistratura. Certo, il giudizio negativo della classe politica che la magistratura più o meno· consap·evolmente riflette, nasce in buona parte dall'antico spirito provinciale e qualunquistico del paese; ma occorre anche dire che la classe politica ha fatto ben poco per cercare di modificarlo. Sua, in primo luogo, è la responsabilità degli scandali che perio-dicamente turbano la vita pubblica; sua in gran parte è la colpa della corruzione che si annida nella burocrazia; e alla sua azione risale la responsabilità - della frequente prevalenza di interessi particolari sugli interessi generali che l'o-pinione pubblica condanna nella sua coscienza anche se spesso non riesce ad èsprimere palesemente. Conosciamo tutte le ragio,ni, di vario ordine, che frenano o impediscono una chiara presa di posizione su questo problema. Ma a chi dice che Bonomi non può essere cacciato perché non si può lasciar campo libero ai comunisti nelle campagne, occorre_ rispondere che assai più grave di uno spostamento elettorale nelle campagne a svantaggio della D.C. (che del resto si è verificato anche con Bonomi, proprio in queste elezioni) è il rafforzamento nel- .l'opinione pubblica del sentimento di sfiducia nella classe politica, nella sua onestà e nella sua incapacità di tutelare altro che i suoi interessi .di potere. È su questo cammino che si creano le grandi vor~gini in cui precipita il concreto fu~zionamento dello stato, in cui cadono regimi democrattci privi di sostegnq nella· coscienza del paese, e in cui si aprono conflitti che finiscono col dare spazio e validità alla ricl1iesta 13 · Bibliotecaginobian·co

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