Calogero Muscarà vamente al capitale investito• o allo spazio occupato dagli stab.ilimentì non si può certo dire che ci si trovi in presenza di industrie forti consumatrici di mano d'opera, pure, data la dimensio-n-e assunta dal complesso di Marghera, ci troviamo in presenza di una do-manda di lavoro non indifferente, che oscilla, mediamente, tra i 1.000 e i 2.000 addetti per stabilimento. Il caso della SAVA, con 4.000 dipendenti, fa storia a sé.4 • Non si co·noscono i dati sulla produzio,ne delle az_iende di Marghera nel 1938. Ciononostante, la natura dei processi pro,duttivi indica chiaramente che siamo in presenza di industrie che pro-ducono soprattutto semilavorati e beni strumentali. Prodotti in certo modo finiti sono solo i vetri della Vetrocoke e i fertilizzanti, anche se, per altro verso, essi entrino poi fra le n;iaterie ausiliarie dell'industria edilizia e dell'agricoltura. In ogni caso,, si tratta di prodotti sui quali il costo di trasporto incide in misura assai co-nsiderevole. Di un certo peso anche il pro-blema degli scarti, quantunque - come nel caso delle ceneri di pirite o in quello del gas di cokeria - le industrie abbiano imparato presto ad utilizzarli, trasformandoli in sottoprodotti. Ma questo argomento apre il discorso sulla complementarità tra le diverse industrie di Marghera, che sembra giocare, nel nostro caso, un ruolo di primo pia°:o. Già nel caso delle industrie che inaugurano la zona di Marghera, tra la pro-duzione del coke e dell'acciaio e la costruzione della nave, il ciclo pro,duttivo è completo. Non è noto a quale grado si spingesse l'integrazione tecnico-economica e finanziaria ~!l'interno del processo, ma è certo che fino ad allora, in Italia, siderurgia e meccanica pesante si erano sviluppate in stretta connessione tecnica e finanziaria, oltre che geografica. Del resto, sia nel caso della Breda che in quello della Società Cantieri Navali e Acciaierie di Venezia (poi ILVA), l'integrazio·ne avviene già all'interno degli stessi stabilimenti (nella seconda tra fonderia, lamineria, carpenteria e cantiere; nella prima tra carpenteria e cantiere). Da documentare storicamente resta solo a Marghera la complementarità tra siderurgia e cokeria. Ben nota poi la integrazione esistente all'interno, del gruppo Vetrocoke tra la produzione del gas di cok~eria e la sua utilizzazione come fonte energetica nell'annesso stabilimento vetri e cristalli; e quella - assai più recente - tra. gas di cokeria e fertilizzanti azotati. Ancora co·mplementare appare la produzione dell'allumina, dell'alluminio, delle leghe e dei relativi laminati. _Nel - 4 Trattasi poi di mano d'opera in maggior parte generica. Un'indagine condotta nel 1953 ha accertato che, su 14.200 operai considerati, il 46% era di manovali, il 35% di qualificati, il 15% di specializzati. E la percentuale. di manovali diventava tanto maggiore quanto più aumentavano le dimensioni delle aziende. Cfr. La mobilità del lavoro nella zona ind. di P. Marghera. In: «Ricerche econ.», Venezia, 1958, n. 2. 116 Bibliotecaginobianco
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