Giuseppe Neri umili avventure dei personaggi in un alone fantastico, in un clima di poesia; e Vittorini, presentando nel '54 nei « Gettoni » Il sarto, ne aveva individuato il maggiore pregio « nel senso -delicatamente ~osmico col quale l'autore rappresenta il piccolo mondo paesano su cui c'intrattiene, trovando anche nelle erbe e negli animali, nei sassi, nella polvere, nella luce della luna o del sole, un moto o un grido di partecipazione alle povere peripezie d_el sarto e dei suoi ». Ora Bonaviri, dopo un silenzio che durava dal '58, si· ripresenta all'attenzione del pubblico e della critica con un nuovo romanzo- (Il fiume di pietra, Einaudi 1954) nel quale alcuni di quegli elementi che caratterizzavano la sua opera precedente raggiungono un grado di più avvertita consapevolezza. Diciamo subito che Il fiume di pietra, oltre ad essere il libro più compiuto di Bonaviri, costituisce una delle opere narrative più valide, per la sua limpida freschezza e la colorita e vivace rappresentazione, che abbiamo letto in questi ultimi tempi. Protagonista del romanzo è una banda di ragazzi chiasso,si, furbi e sboccati, non intristiti da falsi intellettualismi e da altri problemi che non siano il giuoco e la fame. Sicché anche la guerra - il romanzo è ambientato a Mineo al tempo dello sbarco alleato - non ha per essi l'aspetto della violenza, ma si trasforma in un'imp~evista occasione di nuovi giuochi e di nuove avventure; e l'autore segue le scorribande dei suoi piccoli protagonisti con n1ano leggera e felice. La narrazione non ha il tono liricheggiante delle evocazioni elegiache, non si abbandona agli esili, e talvolta monotoni, struggimenti della memoria; ha invece un andamento frenetico e incalzante, possiede il sapore dell'avventura picaresca. Il romanzo è quindi pieno di fatti, ric.eo d'avvenimenti. L'inizio è un po' lento, ma subito, con quella frotta di ragazzi a caccia di lucertole e serpi per la campagna bruciata dal sole, siamo immessi nel giro convulso delle avventure di Risicl1ino, Pelonero, Turì Guastedda, Stelladoro e compagni. Il ritmo del racconto diventa sciolto, agile, ed è continuamente sorretto da una fantasia vivida, che no·n conosce pause, una fantasia comunqu_e che, come dicevamo all'inizio, non din1entica il dato reale, ma che proprio da esso prende l'avvio. Si vedano a questo proposito le pagine di grottesca comicità sui fascisti di Mineo, i quali, alla notizia dell'imminente arrivo degli americani, diventano umili e remissivi e si trasformano in inconsapevoli marionette nelle mani dei nostri giovanissimi eroi, sempre pronti a trarre divertimento da qualsiasi occasione. E l'elemento fantastico è veramente il tratto distintivo de Il fiume di pietra che permette all'autore di risolvere in maniera felice situazioni che, trattate diversamente, avrebbero appesantito il racconto e gli avrebbero forse dato una svolta discutibile. Basti pensare all'episodio dei ladri che sbarrano la strada ad un gruppo di borsaneristi (ai quali si era aggregata la banda dei nostri protago·nisti): episodio che trova sbocco in una estrosa soluzio,ne. Ma questo non è che uno dei tanti esempi che si posso•no citare, proprio perché uno dei pregi del romanzo di Bonaviri consiste nel fatto che, pur componendosi di una materia in fo·ndo- sfruttata - la guerra, il fascismo, 104 ' · Bibliotecaginobianco
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