Nord e Sud - anno XI - n. 60 - dicembre 1964

Atanasio Mozzillo realtà si rifiuta a questi giochi vi è pur sempre la lezione di Goethe ad eluderla. In questo caso, raccomandava il Maestro in qualche passaggio della sua Italienische Reise, basta chiudere gli occhi :e ignorare tutto, quanto ci circonda e ci infastidisce. Che è pur sempre un invito a no1 n confondere sacro e profano, passato e presente, mito e realtà. Ed è proprio- la lezione di Goethe che Laurenzi ha voluto far sua nell'accingersi a questo viaggio. Ed è perciò che le sue pagine - proprio· co1 me quelle del Viaggio goethiano - si leggono senza che le 01 mbre di una realtà affatto diversa, talora contrastante, vengano a turbare il lettore, anche se questi è adusato a considerare il Mezzo,gio1rn-o anzitutto nella prospettiva di una problematica umana ancor prima che sociale o eco-no,mica. Il lettore, perciò, non resta confinato 1 ad osservare, ignaro s.pettatore, i momenti di un incontro che dopotutto interessa esclusivamente l'Auto,re; Laurenzi crea subito un'intesa, una co-mplicità non epidermica, stabilisce - è vero· - patti rigorosi, bandisce ogni effusio,ne, ogni sentimentale o verboso abb·andono,, concede e si concede rarissimi cedi1nenti, del resto subito negati, irrisi, anche. Un disincanto- che non è cinismo, ma amara e virile co,nsapevo1ezza, rimpianto sempre contenuto, oltretutto da uno stile allusivo 1 , epigrafico, quasi sempre laconico. La coscienza di perdite irreparabili, di traumi, di ferite profo,nde; altro che la sco,mparsa di qualche fondale pro.pizio alle rievocazio·ni, altro che la distruzione del paesaggio,: una solitudine se11za speranza ci tiene ora lontani dalla accesa solarità del mito 1 , dalle calde seduzioni del ritmo. Chateaubriand non ci dice più nulla: all'esaltazione per la grandezza e l'ineluttabilità della .storia sostituiamo l'esp·erienza di u11 destino privo di epopea ma egualmente ineluttabile. Questo oggi può dirci la colonna superstite del santuario lacinio; e niente altro che questo ripete la sottile e riarsa l\1agnisi che vide, con la ro1vina delle triren1i di Nicia, l'inizio del tramointo di Atene. Qui il p·aesaggio è intatto e neanche una strada, recente, è riuscita a turbare il silenzio che accolse gli sfortunati soldati ateniesi venuti a combattere le superbe Siracuse. L'A. vi giunge pensoso,, ancora sdegnato per quella remota ingiustizia della Storia: qui è caduta la città di Pericle e di Tucidide, qui la « Scuola dell'Ellade » ha cessato, di esistere so1 ltanto 1 per continuare a vivere nel rimpianto, nelle vane aspirazioni di noi inquieti discendenti. Ai suoi insegnamenti, alla sua brama di valori assoluti restiamo ancora fedeli; ma « che cosa esiste di assoluto se non la nostra impotenza di fronte ai decreti della stori_a, o che dir si voglia la no,stra delusione di fronte alla storia? Oscuramente, noi tracciamo la storia». E perché mai una strada carrozzabile taglia la· Penisola di Mag1usi? No, nessuno si interessa più a Nicia; c'è però un oleo:dotto e nella rada delle triremi una petroliera sta facendo il suo carico. Altro,ve, su -qt1esto mare vi è anco,ra una sorta di timo 1 re sacrale _che impone una severità ormai desueta: « nessun bagnante», infatti, « si illuderà di freqt1entare la spiaggia di San Leone o di Porto Empedocle con ... la serena ottusità di un b·agnante a Viareggio»; a Scilla, di notte, no,n basta il neon a dissolvere antichi terrori; nella vecchia Ortigia rivivo,no, eleganze alessandrine; lo stesso pettegolezzo è un veleno molle, per i vico1 li e i fondaci si 102 Bibliotecaginobianco

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