Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Recensioni sina Germana, sua direttrice di casa ed am.ante, una do-nna inquieta e soddisfatta che, dedita ad ogni sorta di morbo,se letture, dai libri esotici a quelli di stregoneria e di magia, vive coll'eccitata fantasia quelle avventure che le ·sono negate nella vita reale; il sor 'fullio, un agricoltore provincialotto, che funge da amministratore e ir1treccia con Germana una fiacca relazio,ne amorosa; don Paolino, iì parroco, che da tempo non crede più né a Dio né al diavolo, e infine Bibiana, una contadina che vive allo· stato quasi animalesco, e ha un barlume di umanità solo nel suo trepido affetto per la figliuoletta Settimia. Don Paoli110, sollecitato dai parrocchiani, interviene di malavoglia ad esorcizzare la casa; il giorno stesso la contessina, jn un accesso d'isterismo, provoca la 111orte di Settimia, sua scolara in catechismo. Da questo momento il fe11omeno del « 1naligno » cessa i1nprovvisamente, e ciò non è dovuto, come pensano i contadini, ad una vittoria della chiesa su Satana, sibbene alla scomparsa di Settimia, ch'era dotata di misteriose facoltà medianiche. Ancora una volta, dunque, una strana beffa del destino contribuisce a rinsaldare nei paesani la superstizione religiosa. Quel che più ci sorprende ad una prin1a lettura del romanzo è la perfetta misura con cui lo scrittore è riuscito ad equilibrare, nel giro di poche pagine, argomenti così disparati, dal teina della stregoneria, che sa di medioevo, a quello del fascismo, dal proble1na religioso, che è il punto cruciale della storia, alle frenesie amorose della contessina, alternando scene violente, come quella dell'uccisione del maiale, a scene di poesia, come quella di Settimia che ascolta rapita il morn1orio del mare nel guscio di una conchiglia. Forse è proprio questa abilità di legare fra loro situazioni tanto diverse, stringendole l'una all'altra come gli anelli di una catena, che ha fatto parlare i critici di una sorr1iglianza degli intrecci di Ponzi con quelli di Moravia, per esempio con La Mascherata, do-ve il congegno e in un certo senso il « suspe11se » della storia consiste proprio in quel convergere di tante singo,le vicende verso un'unica soluzione finale. Ma di diverso ne Il · Malign,o c'è l'ironia distaccata con cui l'autore contempla i sentimenti dei personaggi, che d'altra parte l1anno delle pensosità e dei tremori ignoti agli eroi moraviani. Si veda la figura della contessina, che, combattuta fra l'urgenza di risolvere il problema del ((maligno» e il desiderio di abbandonarsi agli istinti, rappresenta senz'altro il personaggio più complesso, se non il più riuscito, del racconto. L'interrogativo che la tormenta è quello che turba anche la quiete di Don Paoli110: esiste davvero il « maligno » e con esso anche Dio? O non esiste né l'uno né l'altro e la vita è solo un gioco del c;aso, e gli uomini non sono che trastulli in balia di forze occulte e misteriose? Abbiamo parlato sovente di « congegno » della storia; e infatti è notevole ne Il Maligno la perfetta geometria della trama, la voluta corrispo~denza fra le parti: da notare, per esempio, quel ric~iamo agghiacciante di Bibiana che inizia e conclude la vicenda, prima dandoci un presentimento· di disgrazia, poi annunciando l'avvenuta catastrofe, mentre il té del principe, descritto al principio e alla fine della storia, ci dà l'impressione che- la vita stagnante 97 Bibliotecaginobianco

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