Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Augusto Graziani politica di piano» (pag. 429). Egli inoltre osserva, e nessuno osereb,be dissentire da così sennate proposiziqni, che il contemper~mento fra un sufficiente sviluppo delle attività produttive del Centro Nord e l'estensione al Sud del sistema industriale richiede ovviamente « una politica economica che si proponga di dar luo.go, in un contesto programrr1atico, ad uno· sviluppo equilibrato dell'economia nazionale» (pag. 428). Ma, alla fin fine, quale dev.e essere il contenuto di questo « contesto programmatico »? Ancora una volta non troviamo che risposte vaghe: « Non un semplice coordinamento fra il processo di investimenti nel Nord e quello di investimenti nel St1d, n1a un'azione ' a monte ' ( ?) sul complesso dei fattori che determinano il quadro in cui si svolge l'intero processo nazionale di accumulazione del capitale » (pag. 434). Questo significa che, se si vuole che l'accumulazione del capitale assuma le forme desiderate, occorre cl1e essa avvenga sotto il controllo pubblico. Ma come deve esplicarsi questo controllo? Risponde il Parisi: la politica di piano dovreb,be essere « non più un'azione tesa a portare la scala di convenienze del Sud a condizioni corrispondenti a quelle proprie del Centro-Nord, ma una precisa attività di direzione del sistema, volta anzitutto a modificare le convenienze generali del sistema stesso » (pag. 434). Che significa, però, « modificare le convenienze generali del sistema»? Meglio, nel dubbio, astenersi dal commento. Bisogna aggiungere, a onor del vero che, in questa abbondanza di parole, un'idea precisa si fa strada ripetutan1ente, anche se faticosame'11te, fra le pagine di questo saggio. Ed è che uno dei mezzi da adottare per accelerare lo sviluppo nel Sud dovrebbe essere quello di rallentare lo sviluppo nel Nord. Questa idea compare dapprima i11 termini generali ( « misure dirette a rallentare in certe aree del paese il processo di sviluppo»), poi viene docume11tata con l'osservazione che l'agglomerarsi delle attività industriali nel Nord finirà col provocare un aumento progressivo dei costi sociali che sempre più fanno carico all'apparato produttivo, e l'aggravio della pressione tributaria si ripercuoterà sul grado di efficienza e di competitività delle nostre produzioni (pag. 427). Dal momento che questo è l'unico suggerimento concreto contenuto nell'intero saggio, no11 sarebbe stato male svolgerlo con dettaglio un po' maggiore, chiarendo se l'autore intenda realizzare questo decentran1ento dell'industria mediante incentivi, mediante divieti, mediante intervento di imprese pubbliche, o mediante altri metodi. Tutto sommato, questi sono i problemi vivi della pianificazione; finché ci si limita ad affermare che la programmazione dello sviluppo deve essere rispondente alle esigenze della collettività, non si dà davvero un contrib·uto sensibile al progresso della politica economica. Giungiamo così al saggio finale, redatto in collaborazione da Parisi e Zappa. Qui si parla esclusivamente di Mezzogiorno e di pianificazione_ e il lettore ha diritto di sperare che qualcl1e idea 1neno sibillina possa sgusciare fra le maglie del discorso. Speranze purtroppo non del tutto confermate, Gli autori cominciano con una affermazione recisa: « Si abbia il coraggio di affermare, essi scrivono, che soluzione della questione meridionale ed economia di mercato, almeno nella sua p~esente accezione e nella sua configu94 Bibliotecaginobianco

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