Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Vittor Ivo Comparato I moti anarchici della Ron1agna e del Matese recarono l'im,pronta inconfondibile della cospirazione risorgimentale, e forse propri<? per questo vennero stroncati sul nascere dalla repressione poliziesca, 11é trovarono corrispondenza in una corale partecipazione di popolo. L'organizzazione anarchica era labile, improvvisata, priva di disciplina; assente un programma agrario che potesse spingere compatti i contadin.i, inesiste11te un programma operaio preciso per la distruzione del capitalismo. Ogni volta c~e gruppi di contadini cd operai si mossero in no111e della grande, ma generica idea della « emancipazione», le ragioni erano diverse: la 1niseria, la tassazione vessatoria, la caduta dei prezzi dei prodotti agricoli, o la diminuzione del potere d'acquisto dei salari. E fu facile gioco al gover110 e alla polizia reprimere i moti e disperdere i generosi iniziatori. La magistratura poté anche evitare di infierire su di loro, non tanto per la mentalità legalitaria e la « moderazione » della classe dirigente, che l'Hostetter mette polemicamente a contrasto con la « paura borghese » del Romano, quanto per il fatto che la reazione non aveva bisogno di essere sproporzionata alla reale pericolosità del mo,vimento. Una polizia sempre informatissima, un sistema di decentramento del potere come quello prefettizio, bastavano al controllo, senza ricorrere a strumenti eccezionali ed anticostituzionali di repressione. Intorno al 1880, il movimento socialista nascente era già passato attraverso esperienze dure e dramrriatiche, ma l'organizzazione era ancora tutta da farsi: in realtà non si era costit11ito un legame organico con il movimento operaio. La conversione del Costa al socialismo scientifico, la sua Lettera agli amici di Romagna e la decisione di partecipare alle lezioni, impressero una spinta notevole al formarsi di questo legame. Contro il. Romano, che vede uno sviluppo logico nella « conversione » del giovane rivoluzionario romagnolo, per l'Hostetter il passaggio avvenne in modo sostanzialmente equivoco, senza chiarezza e senza sincerità, con la persistente affermazione dei principi anarchici e la tacita accettazione della lotta elettorale borghese. È certo, però, che un passaggio gravido di tante consegue11ze non poteva compiersi senza risentire della forte tradizione basata sul « fatto rivoluzionario », che con la sua ricchezza,· ma anche con la sua confusione ideologica, aveva tenuto in incubazione il socialismo. Il socialismo costiano, se aveva ancora molto del passato, determinò ben presto t1n fatto nuovo: per la prima volta in Italia, un rappresentante socialista sedette in Parlamento. Si chiude con la conversione del Costa il periodo delle · origini del socialismo, per introdurre quello della laboriosa costruzione del partito socialista. Il libro dell'Hostetter rispetta così una periodizzazione comunemente accettata dalla storiografia. E co1nunemente accettata e corrente è ançhe del resto tutta la materia dell'opera, che nella parte maggiore era già nota. Ad essa l'Hostetter ha prestato il destro di una garbata e più sintetica esposizio-ne, di un chiaro e meditato, se non originale, ripensamento. Si avverte solamente quella il)certezza che è propria di molte l 90 Bibliotecaginobianco

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