Vittor Ivo Coniparato l'insistenza sul -momento politico gli permette di introdurre la figura di Giuseppe Mazzini e il suo programma sociale. Il Mazzini tentò di imporre al movimento operaio il progra1nma politico :repubblicano e riuscì a far approvare in congresso un Patto di fratellanza nazio11ale, ma non siamo ancora, rileva l'Hostetter, in presenza di un vero e proprio socialismo: Mazzini non avvertiva l'importanza della questione agraria, non concep_iva il proletariato di fab·brica, ma solo la cooperazione artigiana, e considerava la lotta di classe come un colpevole attentato ai disegni· del destino dell'umanità. Il socialismo si fece strada, invece, tra le correnti democratiche ·antimazziniane, soprattutto in ambiente meridionale, dove più forti erano state le tradizioni e le aspirazioni egualitarie, cui non era rimasto insensibile già Carlo Pisacane. A dar corpo a tutta una serie di confuse speranze, a rappresentare lo scontento per la « teologia » di Mazzini, la delusione per l'Unità dei moderati, fu Michele Bakunin, che piombò in Italia, prima a Firenze e poi a Napoli, proprio nel periodo in cui anche il Consiglio Generale della I Internazionale, e in particolare il Segretario per l'Italia Engels, cominciavano a programmare la diffusio-ne del socialismo nel paese. La permanenza di Bakunin a Napoli, i suoi rapporti con Friscia, Fanelli, Gambuz~i, Dramis, è stata variamente interpretata, insistendo alcuni sulla personalità del russo (Rosselli), altri_ sull'autono,ma formazione del gruppo napol~tano, che avrebbe anzi influito sull'agitatore, ancora perso dietro l'idea di una grande cospirazione pan-slava, no-n priva di elementi nazionalistici (Romano) .. L'Hostetter prende una posizione intermedia, sostenendo che « il problema di chi influenzò l'altro, non si pone fino- a quando le idee di Bakunin e quelle della st1a schiera di seguaci nel Mezzo-giorpo non confluivano in un unico,· consistente e coerente programma di azione politica, seguito dai fatti. Il che non si verificò nei primi mesi che Bakunin passò a Napoli» (p. 197). Egli è d'opinione che vi fu un influsso reciproco e so-prattutto un incontro sui temi della filosofia rivoluzionaria di Pisacane e di Proudhon. Bakunin, osserva acutamente l'Hostetter (p. 213), trovava nell'Italia meridionale condizioni sorprendentemente simili a quelle del suo paese: le assimilò rapidamente e vi adattò la sua polemica con Marx ed E-ngels. L'interpretazione _della controversia tra Bakunin e il Consiglio Generale dell'AIL è forse il momento di maggiore contrasto dell'Hostetter con il Romano ed altri storici italiani. Il ritratto che egli fa dell'attività di Engels e Marx è viziato, però, da alcuni spunti polemici: Carlo Marx « incredibilmente sospettoso » di Bakunin; Engels dogmatico· e settario (p. 368), impegnato in una lotta personalistica,_ incapace di strappare l'iniziativa al Bakunin e sordo ai suggerimenti di Cafiero; il Consiglio Generale autoritario e geloso delle sue pre~ogative. A parer nostro queste osservazioni dell'Hostetter, che dipendono in buona parte dal Michels, contrastano (e alcune note poco serene di carattere antimarxista lo dimostrano), con l'equilibrio che caratterizza l'insieme dell'o-pera. Del resto non mancano le osservazi0ni intelligenti e sicure sulle cause della fortuna -del Bakunin in Italia, sulla sua capacità di ade88 . Bibliotecaginobianco
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