Discussioni baudi), sull'industria (Gribaudi-Ortolani), sulla pianificazione territoriale (Nice), il « Corso di Geografia economica generale» del Toschi (IV vol. del Trattato italiano di economia dell'UTET), o « L'Italia nella economia delle sue regioni » del ~Milo,ne. Per non dire di recenti contributi di geografi francesi: « La Calabre » (A. Seronde e altri) e « Le travail ~rz Sicile » (R. Rochefort), o dei temi dell'ultimo Congresso nazionale di Geografia ( 1964): « Le aree industriali d' l talia » ( Gribaudi) e « I generi di vita nella montagna italiana e le loro recenti modificazioni » (Pracchi). Del resto, no·n si può proprio affermare che qualcuno non se ~e sia accorto. Proprio gli urbanisti, ct1i va attribuito in parte il merito di aver portato all'attenzione degli econo1nisti e dei politici la necessità ài una politica di piano) proprio gli urbanisti, cl1e fino ad ieri invocavano l'opera degli eco-nomisti come preliminare ai loro interventi territoriali, domandano oggi insistentemente il contributo dei geografi, e dei geografi econo-mici. Prova ne sia l'importanza che nei corsi di Urba-• nistica viene riconosciuta ai lavori di Geografia urbana, economica e regionale, o la presenza di geografi come relatori od esperti in alcuni recenti convegni di Urbanistica. Tutto ciò non avviene senza una profonda ragione. Economia ed Urbanistica parlano, ciascuna per proprio conto, t1na lingua diversa; non· solo, ma tra ciò che domanda l'urbanista e ciò che offre l'economista c'è un intervallo non colmato. _ Vediamo partitamente Economia ed Urbanistica di fronte ai problemi di una politica di sviluppo cl1e miri a risolvere gli squilibri geografici e a quelli della costruzione di una nuova geografia della superficie terrestre. Il confrointo è tra quelli che consentono di mettere in luce i limiti di ciascuna delle due discipline. La conclamata neutralità dell'Economia di fronte alle grandi scelte dell'umanità non rap-presenta, dal punto di vista del nostro confronto, un ostacolo e nemmeno una difficoltà. Cl1e l'economista proclami che l'eco11omicìtà co·mincia lì dove ci si trova di -fronte al problema di una scelta tra una quantità limitata di beni, ed escluda di dover interferire in tutte le scelte a monte di quella (quali bisogni soddisfare, quali attività promuovere, e così via) non conta gran che. C'è chi si incarica di ·orientare queste ultime scelte. . Cor1ta invece, e 1nolto, il fatto che l'Economia sia una scienza deduttiva, sistematica, generalizzante, u11a scienza, cioè, che non può tener conto che degli aspetti individuali dei fenomeni e porta invece 83 Bibliotecaginobianco
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