L'alogero /vluscarà portanza, si contano orn1ai a decine i geografi chiamati a dirigere o a far parte degli enti di _aménagerrzent delle . diverse regioni: da Chardonnet a Juillard, da Labasse a Gravier, da Meynier a Philipponneau, da George a Le Lannon. Dal 1958 le Università francesi rilasciano un diploma di expert-géographe e l'ultima riforma delle Facoltà di Diritto e di Scienze Eco-nomiche vi INTRODUCE l'insegnamento della Geo-grafia economica! Ancora, in UR.SS le Facoltà di Geografia erano, qualche anno fa, venticinque, e geografi sono stati chiamati a dare il loro contributo per l'organizzazione dei Kolkhoz e dei Sovkhoz, per la valorizzazione della Siberia e del I(azakistan, e in molti altri casi dove si trattasse di decidere l'ubicazione di nuove città, di centri minerari o i11dustriali, o infine per risolvere i problemi della pianificazione e del decongestionamento urbano. Per.fino in Polonia, il 33 % dei geografi lice11ziati dalle Università trovava occupazione ( 1946-1953) nei servizi geologici, idrografici, metereologici e cartografici; 1'11% i11 quelli della pianificazione; il _17% nei servizi econo.mici ed amministrativi. Varrà, infine, la pena di ricordare come importanti convegni europei di questi ultimi anni, organizzati per studiare i problemi degli squilibri territo,riali d'Europa o siano stati promossi su sollecitazione di geografi (O. Tulippe, Conferenza sitlle eco11omie regio11ali, Bruxelles, CEE, 1961) o abbiano contato sui loro contributi: « C.,olloque » di Lione (Fondatio11 Nationale des Sciences Politiques, 1962), « Seminario » di Stresa (La nuova dimensione della città, ILSES, 1962), « Symposium » internazionale sui pro·blemi della Regione e del governo locale (Fondazione Olivetti, Facoltà di Scienze Politiche, Fire11ze 1963), e così via. Questo avviene fuori d'Italia. Qui le cose vanno diversamente: pochi sono i geografi chiamati a far parte dell'attività di pianificazio-ne (Toschi, Candida, Merlini, Bonasera) e oggi si propone addirittura di bandire il loro insegnamento dalle Facoltà di Economia e Co1nmercio. Eppure, qualcosa si è fatto anche in Italia: per non parlare della orn1ai lonta11a inchiesta sullo spopolamento mo·ntano (condotta d'accordo co·n l'INEA), basterà ricordare l'indagine sui porti italiani, co,nclusasi, or è qualche anno, con uno studio riassuntivo e d'insieme del Barbieri; o la carta della utilizzazione del suolo a scala 1 :200.000 la cui redazione è opera del Colamo-nico; o la bibliografia delle regioni italiane diretta dal Migliarini. ,,. E ancora, oltre alle indagini specifiche sull'agricoltura (Merlini, Gri82 Bibliotecaginobianco
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