Il P. C. I. e la «nuova . ' unita>>·· di Giuseppe Galasso L'inopinata caduta del primo governo IVloro alla fine dello scorso mese di giug110 ebbe, tra gli altri suoi effetti im1nediati di maggiore e di minore rilievo, la sospensio·ne della riunio-ne del Co1nitato Centrale del PCI dopo appena due giorni di lavori. Si era, infatti, cominciato - nel pomeriggio del 24 giug.no - con una lu11ga relazione introduttiva dell'on. Longo che portava, secondo l'uso comunista, un titolo interminabile: « Unità e autonomia del movimento operaio nella lotta per una politica di riforme e di programmazio-ne ». La relazione riprendeva e ripeteva i noti giudizi degli organi direttivi del PCI sugli sviluppi della lotta politica e sociale in Italia durante gli ultimi due o tre anni. Il centro-sinistra vi veniva presentato come un illusorio_ disegno politico volto a promuovere e a realizzare «alcune importanti riforme eco.nomiche e sociali», senza tuttavia «modifi- . care radicalmente e organicamente il meccanismo, ·il sistema_ di potere, gli orientamenti produttivi del sistema che regge l'economia italiana ». · La « sostanza conservatrice » di questo disegno sarebbe però emersa a poco a poco, a partire dal momento- in ct1i, alla vigilia delle elezioni del 1963, la DC avrebbe fatto segnare una « battuta d'arresto » rispetto agli impegni da essa presi in precedenza. Gli ultimi discorsi parlamentari dell'on. Moro, nei giorni che precedettero la crisi del suo governo, avrebbero poi smascherato del tutto l'equivoco sul quale la formula di maggioranza si reggeva; e, attraverso la richiesta, rivolta dal Presidente del Consiglio ai sindacati, « di accettare stabiln1ente una subordinazione della loro lo_tta ai livelli di produttività », avrebbero addirittura denunziato un'aperta mano-vra tesa « a trasformare il tipo di democrazia, che, be])e o male, ha regolato, finora la nostra vita nazionale, per aprire la strada a un nuovo tipo di potere, autoritario nella sua struttura e corporativo per il suo atteggiarsi nei confronti degli interessi economici e sociali ». Tutto ciò, naturalmente, non accadeva senza ragione. Il centro-sinistra in tanto si era potuto attuare in quanto era stato chiaro fin dapprincipio che « la direzione reale » ne sarebbe stata assicurata ai gruppi moderati e co-nservatori della DC; e per questa ragione i comunisti avevano guardato « con grande scetticismo » a quanto i socialisti « avrebbero voluto e saputo fare » nel ---quadro della nuo-va 6 \ Bibliotecaginobianco
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