L'asse attrezzato e l'area metropolitana .di Napoli che continuano ad essere richieste in deroga alle leggi vigenti, sotto la speciosa giustificazione che per sanare le illegalità passate debbono perpetrarsene altre. Sulle pagine di « Nord e Sud » abbiamo in precedenti articoli illustrato le tesi urbanisticl1e che allora noi e pochi altri sostenemmo. Queste tesi, cl1e oggi riscuotono larghi consensi, erano allora assolutamente impopolari. Era impopolare la tesi che per la città di Napoli si dovessero abbandonare gli indirizzi di sviluppo residenziale, industriale, direzionale, ad occidente, dove gli affari edilizi e la speculazio,ne più e meglio fiorivano; e che si dovessero aprire le porte ad uno sviluppo in direzione nord-orientale, verso le pianure che si estendono dal Vesuvio a Caserta, a Capua, ad Aversa, a Maddaloni, già solcate da infrastrutture di fondamentale importanza. Vasto campo d'azione per creare armoniche condizioni di lavoro e di residenza, per liberare la città da un destino di asfissia in una cinta amministrativa angusta. C'è, in altri termini, un retroterra col quale Napoli deve entrare in più stretto contatto, per diventare centro di un'area metropolitana che scavalchi i confini della stessa provincia e perno di una rete di assi colleganti altri poli di sviluppo interni alla regione campana e di altre regioni. Questo abbiamo ripetutamente sostenuto, anche in recenti scritti, questo ripetiamo ancora a conferma delle nostre tesi e in opposizione alle tesi di coloro che vedono nel P.R. soltanto uno strumento- di disciplina edilizia, o, peggio, di incoraggiamento ad una espansione edilizia troppo densa ed attuata con intenti speculativi. Fummo in pochi a sostenere che il P.R. di Napoli non do,veva essere l!_npiano di sfruttamento edilizio, ma un piano di svil~ppo -economico, ossia un piano che deve avere un contenuto politico. Bisognava abbandonare il vecchio_ tema chiuso e definito in anticipo del piano di zonizzazione edilizia, e affro11tare invece il grosso ed attuale problema delle grandi infrastrutture che posso110 costituire l'ossatura di una nuova e moderna realtà cittadina, attirando e suscitando nuove iniziative di sviluppo produttivo e residenziale. Il tema delle grandi infrastrutture meriterebbe un discorso a parte. Ma è corriunque chiaro che un moderno programma di sviluppo non potrà mai prescindere da una fondamentale ossatura che diventi elemento insostituibile di attrazione, di polarizzazione delle nuove zone residenziali e industriali. È quanto già avviene lu11go importanti arterie nazionali, alla periferia d Napoli, di .Salerno, di Roma, di Latina ecc. Il compito del piano sarà allora quello di co-ordinare, disciplinare, guidare con criteri di flessibilità e, come abbiamo ripetutamente affermato, di apertura. 67 Bibliotecaginobianco
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