Leonardo Sacco cativo della polemica per il suo evidente valore elettoralistico (specie da quando a Gravina era potuta sorgere 11na farmacia comunale), non sono poi state ridotte né dai commissari prefettizi, né :dai successivi amministratori. A parte il caso dei tra11quillanti, di cui diremo in seguito. Il bosco co-munale, inoltre, costituisce un clamoroso esempio di grossa responsabilità a carico proprio della DC e di alcuni enti pubblici. Per ess9 si sono sprecati vari buoni propositi, progetti e piani. Ogni anno, d'estate, gli incendi sono venuti a co·mpletare la distruzio-ne perpetrata dai militari tedeschi nel '43. Quello di più vaste proporzioni, che risale al '57 (ap•piccato da gatti, e citato dal senatore Genco) f11 op-era, secondo una sentenza di trib11nale, di un attivista di partito, non « rosso». Sta di fatto, comunque che fin dal '46-47 l'Amministrazione comunale aveva cercato di svi11colare una parte del bosco comunale, per assegnarlo a braccianti. Fra i tecnici incaricati di studiare la questione v'era il capo-fazione avverso alle sinistre. Nel '57 il Ministro dell'Agricoltura affidò all'Ente Riforma il compito di trasformare parte del bosco di Gravina. Ma la trasforn1azione non è mai avvenuta; e così dicasi per le assegnazioni di terreni, come del resto è accaduto in tanti altri casi analoghi. Queste ed altre cose erario ben co11osciute dalla cittadipanza, che non nutriva troppa simpatia per il com111issario prefettizio, e nep•pure per il vice commissario: il quale era ad un tempo capo-zona dell'Ente Riforma fondiaria e segretario della sezione democristjana. Proprio questo perso-· naggio, lanciato sul piano elettorale, terminava un suo infiammato discorso gridando all'indirizzo· dei « rossi»: « Vi metteremo al muro! per le vostre responsabilità, per avere abbandonato tre11tatremila anime alla sporcizia, alla imp11dicizia, alla ignavia, all'apatia ». Le acque ·non erano, però, tranq11ille nemmeno nel partito di governo, se lo stesso Vescovo, in vista delle elezioni, ·dopo avere ricordato essere suo vivo desiderio che i socialcomunisti non tornassero ad a1nministrare il Comune, soggiungeva: « Non vorrei, però, che, mentre dieci lavorano per riportare la vittoria nelle prossime am1ninistrative, ci fossero altri trenta cl1e operassero sotto sotto, per annullare lo sforzo dei dieci». La questio,ne dei dieci e dei trenta dà l'idea della situazione nel settore democristiano, p~r i metodi del capo-fazione: metodi che si erano rivelati spesso poco producenti no-n solo nei confronti di larghi strati cittadini, i quali _continuavano a votare comunista, a dispetto di tutto, ma anche all'interno della « cittadella » democratica, dove i trenta ai quali alludeva il Vescovo, stanchi dell'autoritarismo e· clientelismo del capo-fazione, avevano finito per abbandonare l'attìvità politica, e avevano cominciato a non votare più la D·C. A Gravina, cioè, nel campo trincerato della guerra di religione, anche i fedeli erano divisi e disorientati, non tanto per la brillante attività degli avversari, quanto per ciò che vedevano e per ciò che erano costretti a subire dalla propria fazio·ne dirigente. / Una situazione difficile, quella di Gravina ai primi del '60; con oltre 62 \ Bibliotecaginobianco
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