Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Giornale a più voci interne si conosce ben po-co, n1a le cifre e i dati che leggiamo nella relazione economica del Co11vegno sulla Provi11cia sono per se stessi eloquenti. Il complesso· b·ancario di Milano e provincia a fine novembre '63 raccoglieva depositi a risparmio per circa 980 miliardi e conti correnti per 1636 miliardi; in totale 2616 miliardi, con un aumento, rispetto all'inizio dell'ann.o, di circa 235 miliardi. Di contro a questa attività di raccolta sta quella d'impiego, pari a quasi 2.797 miliardi, vale a dire « cl1e il sisterna bancario della provincia di Milano ha denunciato un aun1ento· assoluto degli impieghi, durante il corso del 1963, superiore di ben 286 miliardi rispetto all'am1nontare della nuova raccolta conseguita nello stesso p-erio-do di tempo nell'intera area provinciale ». L'aliquota di maggior i1npiego è stata assorbita da 1\/lilano, tanto· che si è parlato di « un urbanesimo finanziario che depaupera le ragioni periferiche di mezzi monetari spesso indispensabili per la realizzazione delle iniziative locali ». Sareb·be stato interessante stabilire in che misura il credito ba11cario sia servito agli o-peratori per il reinvestimento negli i1npianti dell'azienda; o ancora accertare attraverso quali co·ntrolli sia stata garantita l'esatta destinazione del credito. È noto infatti che 1nolte aziende, negli anni dei facili p,rofitti, hanno voluto essere presenti in più imprese a carattere economicospeculativo. Ne è risultato che l'alto tasso di sviluppo della pro·duzione rag~ giunto negli anni scorsi si sta pagando ora in termini di obsolescenza, di inadeguato ammortamento, inadeguata specializzazione settoriale e di basso livello tecnologico. E gli agricoltori? Gli agricoltori di Milano e pro-vincia non fanno che lamentarsi, e, a quanto _pare, con ragione. Si sa che un'azienda, per essere f~zionale e redditizia, dovrebbe avere un'estensione minima di almeno 15 ettari; viceversa la media estensiva del]e 48.103 aziende milanesi (censimento 15 aprile 1961) è di poco superiore ai quattro ettari: 17 .000 aziende, infatti, eontano meno di un ettaro, 6.500 un ettaro e mezzo, 8000 dai 2 ai 4 ettari, 720 dai 7 ai 10 ettari, 240 sui 30 ettari e solo· 270 superano i cento ettari. Si lamentano due fenomeni: la polverizzazione della proprietà e l'esodo della popolazione rurale. Le co-ndizio·ni delle aziende risultano dovunque molto precarie: cascine senza ombra di senrizi igienici, stalle che sono stalle nel significato- letterale della parola. Del resto, ben poco possono fare i piccoli agricoltori, dato il b-asso reddito dei pro·dotti agricoli, tanto più se paragonato a quello dei prodotti industriali. Si spiega pertanto il notevole indebitamento finanziario che p,ro,duce gravi squilibri settoriali fra spese e ricavi. Quali conclusio·ni si possono trarre dal co-nvegno sulla provincia di Mi· lano? Innegabile lo sviluppo industriale, l'accrescimento della produzione, la piena occupazione (ora in pericolo ...); innegabile anche che il boom, appunto perché non preceduto né accompagnato da un'adeguata politica infrastrutturale, ha p.artorito al1neno tre fondamentali congestioni: ·a) urbane, per il caos costruttivo dell'edilizia residenziale e industriale; b) sociologiche, per l'eterogeneità delle correnti in1migratorie e il difficile dialogo dell'integrazione; c) economiche « per sovraccarichi produttivi aggravati da 59 "\ Bibliotecaginobianco

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