Alberto Pascale poetiche anteriori ·al De Sanctis, quando non era stato ancora chiaramente dimostrato che l'immaginazione o la percezione non sono che il mezzo, 1 diremmo « lo spunto », per la fantasia: la quale è l'unica condizione perché un'opera d'arte possa aver vita. Si deve forse a complessi psicologici di questo tipo - co•mplessi talvo,lt~ oscuri agli stessi nee-avanguardisti, o almeno a quelli tra loro che sono in buona fede - se 11egli ultimi tempi si è assistito ad ·una serie di aspri attacchi contro il ro·manzo sco1Jerto e lanciato da Giorgio Bassani. Da· questa critica partico,lare si passa poi a prospettive generiche quali la ricerca di un'arte « socialmente attiva», postulata da Vittorini, nonché l'invito, fatto dallo stesso Vittorini, a dar vita ad un nuovo « sperimentalismo letterario », a dotare i personaggi di un. significato culturale, facendone delle « figure di funzione». Se queste esortazioni, queste sottili analisi, queste critiche antitradizionalistiche dessero luogo ad una fioritura di opere letterarie (che, fuori dai ristretti limiti antologici di Gn1ppo 63, esprimessero una effettiva ricerca di nuove forme poetiche), saremmo tutti molto volentieri disposti a seguirle; perché se è vero che l'arte non è condizionata dall'impegno ideologico, morale, e tanto meno accademico, degli autori, è altr~ttanto vero che da un. moto del sentimento civile può nascere una schietta poesia·. Ma, purtroppo, queste polemiche non hanno portato finora che pochissimi libri; sembra, ormai, che l'atteggiamento conclusivo dei neo-avanguardisti sia quel-. lo di un'attesa ostentata, di una intenzionale astensione dal produrre. « Se non si modifica la situazione culturale in cui oggi viviamo», ha detto ancora Vittorini, « le opere non p·otranno mai -venir fuori, oppure saranno inutili pezzi da museo ». Ma non è forse compito· Qegli scrittori che abbiano qualcosa da dire, il presentare senza timore le proprie opere al giudizio· del pubblico, sì da contrib,uire essi stessi, anche a costo di amarezze e di sacrifici, a modificare la « situazione culturale » esistente? Semb,ra dunque eccessivamente ottimistica la distinzione tra avanguardia e sperimentalismo fatta da Angelo Guglielmi: il quale attribuisce alla prima (di natura futurista o dadaista e quindi ormai superata) una funzione distruttiva, in quanto mette in luce l'inadeguatezza del linguaggio, e al secondo (che è di oggi) una caratteristica positiva, ossia la « ricerca di nuove strutture espressive_». È infatti chiaro che un.a attesa intenzionalmente protratta e una sempre crescente superiorità quantitativa delle disquisizioni teoriche rispetto alle vere e proprie opere letterarie non possono esse stesse risolversi che in uno sterile accademismo. E questa considerazione, crediamo, può anche valere come risposta a Buttitta: neppure il «rivoluzionario» Gruppo 63 può considerarsi immune da quei caratteri di « accademia come istituzione» che egli attrib,uisce alla sola letteratura tradizionale. ALBERTO PASCALE 56 \ Bibliotecaginobianco
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