Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

. . GIORNALE A PIU' VOCI Paura del Gattopardo Quello che ci sembra di poter dedurre dalla serie d'interviste fatte da .~Iello Aiello ad alcuni scrittori italiani contemporanei e pubblicate in maggio su « L'Espresso», è una osservazione che si sarebbe potuta fare in qualunque momento della storia della letteratura: che gli scrittori si dividono in qùelli che hanno qualcosa da dire e quelli che non hanno dentro di sé altro che poche idee e molta ambizio,ne. Questa considerazio-ne scaturisce spontanea dal genere di discorsi che, nella recente polemica, ciascl1no· degli autori intervistati è andato facendo. A sette mesi dalla conclusione del convegno palermitano del Gruppo 63 e pochi giorni prima che la « summa » di questa corrente venisse presentata al pubblico da Feltririelli, è stato ancora u11a volta possibile distinguere, da un lato, un ragionamento retrospettivo fondato su scritti esistenti e appo,ggiato da lineari convinzioni estetiche (anche se queste sono state talvolta tradite dal fervore della polemica o da qualche fraintendimento, che resta pur sempre perdonabile in chi si esprime come scrittore e non come critico). Dall'altro lato, una posizione di attesa, un'animosità sprezzante, assai facile a cl1i si assu1ne la veste di esteta e di censore nei confronti di coloro i quali hanno avuto il coraggio di porre un libro nelle mani del pubblico, senza accompagnarlo co-n enigmaticl~e e complesse teorie che abbracciano la politica, la sociologia e, per ultima, l'estetica. Alla base dei ragionamenti svolti dai difensori della nuova avanguardia può riscontrarsi, più che una vera dottrina o un serio impegno ideolo,gico, uno stato d'animo non certo tra i più nobili e che, da oltre dieci anni, si è largamente diffuso. Vogliamo accennare al senso di sollievo, procurato a molti dalla scomparsa di Benedetto Croce: scomparsa che segnò l'eclissarsi di una critica di altissimo livello e la contemporanea liberazione da ogni timore per chi avesse voluto· dare sfogo a qualche limitata e approssimativa poetica, rivolta a sostenere opere che, da sole, non sarebbero mai riuscite ad imporsi. Se proviamo a seguire i ragionamenti svolti dagli scrittori che Aiello ha intervistato, troveremo, oltre ai risentimenti personali (in un certo senso legittimi, essendosi in clima di polemica), una n1ancanza di idee chiare circa quello che, per quegli scrittori, costituisce il « dover essere » di un lavoro letterario, rispetto alla realtà attuale della narrativa e della poesia italiana. Nelle parole di Arbasino, Sanguineti, Vittorini, accuse ne troviamo quante se ne vuole: ma chi cerchi di risalire da queste accuse a qualcosa di costruttivo, ad una promessa o almeno ad un programma di letteratura migliore, è destinato a restare deluso. 53 Bibliotecaginobianco

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