Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Note della Redazione insomma reagire; ed i partiti .del centro-sinistra devono uscire da quello stato d'inerzia per cui non sono stati capaci finora nemmeno di assicurare la continuità dell'azione della Cassa per il lvlezzogiorno. La formula meridionalista del centro-sinistra, piaccia o dispiaccia a Lenti, non può essere che quella del tempo breve, il più breve possibile; non può essere che quella della co·ntinuità e della priorità per tutto quanto concerna la politica meri~ dionalista; non può essere che quella degli interventi più congrui e più risoluti - rispetto a quelli predisposti ai tempi del centrismo - per una effettiva riduzione delle distanze fra le due Italie. E allora, come diciamo ai portavoce liberisti della destra economica che non si tratta di fare una politica di tipo jugoslavo o polacco, ma, se mai, una politica di tipo inglese, così diciamo a taluni esponenti dei partiti della maggioranza di centro-sinistra che la smettano una buona volta di parlare delle « altre aree depresse », delle aree dépresse nell'Italia centrale e settentrionale, del Mezzogiorno che è fuori del Mezzogiorno, dei problemi di Cuneo o dell'Umbria che sarebbero paragonabili a quelli del Mezzogiorno. I problemi di Cuneo o dell'Umbria non sono para• gonabili affatto a quelli del Mezzogiorno; sono magari paragonabili a quelli dell'alta Irpinia o della provincia di Campobasso, dell'alto Cilento o dell'Aspromonte. Ma il problema che si pone non è quello di industrializzare l'Aspromonte o l'alto Cilento; è il problema di industrializzare il Mezzogiorno, quelle zone del Mezzogiorno che sono industrializzabili. Non è la stessa cosa. Per la verità, qi,indi, noi dobbiamo qui rilevare anche, e con una certa amara delusione e preoccupazione, che i partiti ed i circoli e gli. uomini più direttamente impegnati nella politica di centro-sinistra non hanno fatto gra11 che per qualificare in senso meridionalistico la politica di centro-sinistra, tutta la politica di centro-sinistra: hanno continuato a parlare della questione meridionale, ma come per forza d'inerzia, perché era doveroso parlarne; e in definitiva l'hanno lasciata scadere d'importanza e di rilievo nel contesto dei programmi politici, comrnettendo con questo un grave errore di prospettiva, anche perché la questione meridionale può essere un punto di convergenza delle forze che concorrono a forma re la maggioranza, se i problemi di azione politica e di attività legislativa che ne derivano vengono affrontati con ben altra risolutezza e con ben altra coscienza della loro urgenza e gravità di quanto non _si sia fatto finora. I socialisti ed i socialdemocratici rileggano, dunque, Salvemini; ed i democristiani, ripensando al De Gasperi del 1950, rileggano gli atti dei convegni di San Pellegrino. Poi, fatto l'esame di coscienza, dicano alto e forte che la questione del tempo breve e della priorità della politica meridionalista richiede oggi decisioni che non possono essere più rinviate e che per la loro rilevanza politica devono investire, caratterizzare e condizionare tutta l'attività qel governo. 52 Bibliotecaginobianco

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