Note della Redazione da impedire che irrimediabilrnente si aggravassero gli squilibri fra le due I talie. Quanto ai tempi lunghi e ai tenipi brevi - ferma rimanendo la considerazione che per ottenere certi risultati da certi investimenti è necessario che trascorrano gli inevitabili tempi tecnici - mo.Zto giustamente intervenne Pasquale Saraceno a chiarire che i tenipi delle possibilità di sviluppo del Mezzogiorno sono inesorabilmente scanditi dal ritmo dell'esodo rurale dal Mezzogiorno: onde, o si forzano i tempi dell'industrializzazione del Mezzogiorno, oppure ci si rassegna a t-tn.aredistribuzione della popolazione italiana che in un decennio degraderebbe il lvf ezzogiorno a deserto e darebbe luogo a fenomeni di sempre più miserabile urbanesimo, nelle città dell'Italia nordoccidentale. Ora non si pitò dire che dal 1960 ad oggi si sia fatto gran che per forzare i tempi dell'industrializzazione del Nlezzogiorno: anche se si è riusciti ad imporre una più diretta partecipazione all'industrializzazione delle aziende che fanno capo all'IRI e all'ENl (Taranto, Gela, Bari, ecc.), non si è riusciti, però, a varare la politica di piano. Inoltre, ·non si riesce neanche a varare il cosiddetto rilancio della Cassa; e infine, il piano relativo alle autostrade e alle strade di scorrimento veloce ha dovi-tto subire i noti rallentamenti. Intanto si continuano a coniniettere gravissin1i errori da parte dei privati, e non solo dei privati, in ordine alle decisio11i di localizzazione industriale: su questa rivista, negli ultimi mesi, abbiamo denunciato i casi dell'Alessandrino, della raffineria di Volpiano, del progetto siderurgico della SADE; e recentemente il « Financial Tirnes » ha giusta1nente rilevato che, se gli italiani si fossero resi conto prùna del fatto che il benessere del paese - « del N~rd come del Sud» - dipende proprio dai tempi dello sviluppo del Mezzogiorno, « alcune delle attuali difficoltà economiche sarebbero state evitate», dato che queste difficoltà sono dovute « alla congestione del triangolo MilanoGenova-Torino in contrasto con l'insufficiente sviluppo del Sud». Ma quando è stato presentato il piano di Giolitti, e si è visto che tale piano prevedeva fra l'altro una certa disciplina delle localizzazioni industriali, come quella che è in vigore da 18 anni in Gran Bretagna, i giornali della destra economica si sono messi a strillare che si voleva trasforniare in senso jugoslavo e polacco il regin1e econotnico e anche politico del nostro paese. Diciamo allora che la questione dei tempi della politica meridionalista deve essere effettivame·nte riproposta, e con la massima energia; ma non nei terniini so.ttintesi dagli accen.ni che si sono letti nell'articolo di Libero Lenti. Deve essere riproposta dai partiti del centro-sinistra nei termini esplicitamente indicati nel rapporto ,Saraceno e senza rinunciare agli strumenti previsti dal piano Giolitti per provocare una redistribt,,Lzione effettiva in senso territoriale delle nu.ove localizzazioni industriali: nell'interesse della stessa economia di mercato, la quale, se le cose continuassero a svolgersi come si sono recentemente svolte, rimarrebbe paralizzata e minata proprio per le contraddizioni da essa suscitate e progressivamente aggravate. Al rozzo terrorismo ideologico dei giornali della destra economica si deve 51 Bibliotecaginobianco
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