Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Note della Redazione Le " autorevoli voci " Una volta tanto siamo perfettamente d'accordo con quanto ha scritto il prof. Epicarmo Corbino: il processo al prof. Felice Ippolito· sta recando gravi danni «al funzionamento della macchina non solo dello Stato, ma di tutti gli enti, più o meno pubblici, sottoposti ad un controllo formale o di merito per tutti gli atti compiuti dai loro organi direttivi ». Da una parte,. infatti, « in tutti coloro che siano preposti all'amministraziorie di enti e di uffici pubblici, qitalunque sia il loro ordù1e e grado, è scomparsa quella serenità che, fino a qualche tempo fa, li aveva sorretti nell'espletamento del loro compito, ed al suo posto è subentrata la p·aura del 'caso Ippolito' o del 'caso Marotta ', perché ad ogni istante affiora il dubbio se quello che si è finora fatto· senza preoccupazione sia lecito o se invece possa essere dis_cusso sotto il profilo di qualche articolo del codice penale». Da un'altra parte, poi, è avvenuto che « in molti istituti scientifici la ricerca scientifica è finita o è semiparalizzata, perché i direttori e i principali loro dipendenti non sanno più fino a qual pun,to possono spingersi nell'interpretazione dei regol'amenti », senza correre il rischio di avere poi a che fare con qualche magistrato molto scrupoloso, o addirittura pedante. Intanto le cronache del processo hanno, però, diffuso l'impressione che l'ex segretario del CNEN Ippolito non si sia co1nportato come un «satrapo» (Enrico Mattei aveva ispirato a quest'inimagine mediorientale il titolo· di un suo articolo dedicato allo « scandalo » nucleare nell'autunno del 1963); e meno che mai si sia co1nportato· come itn Mastrella (i giornalisti dalla penna facile che avevano giocato· sul paragone fra il geologo napoletano ed il doganiere di Terni hanno poi dovuto, dopo le prime battute del processo, scrivere in. tutte lettere che « naturalmente Ippolito non è Mastrella » e che questo risultava evidente dal mome-nto in cui Ippolito aveva potuto finalmente parlare). Sembrerebbe, anzi, c1ie da quando il processo è cominciato la stampa italiana più seria e rispettabile non solo abbia modificato il suo atteggiamento nei confronti dell'imputato, ma abbia perfino, se così si può dire, «tifato» per lui. Non. c'è motivo· di stupirsene, perché effettivamente Ippolito ha dimostrato con il sito comportamento durante le varie udienze di essere senza dubbio uti uon·io p:er lo meno molto diverso da quello che si era creduto di ravvisare in lui sulla base dei dati emersi dalle polemiche che avevano accompagnato il primo lancio del suo « caso » e anche dalle indiscrezioni relative all'istruttoria. Inoltre, deposizioni come quelle di Am.aldi, Cagliati, Buzzati Traverso hanno avuto un peso notevole e inducono a ritenere che l'ex segretario dell'ente nucleare, per aver saputo meritare la fiducia di così eminenti scienziati, e conservarla, abbia fa.tto molte cose buone e comunque che egli abbia creato vera1nente una macchina mòlto efficiente. · Ma come è nata a un certo punto in Italia· la convinzione che la politica del CNEN fosse una politica di dissipazione del pubblico denaro e soprattutto che il segretario del CNEN fosse, ol'tre che r.espon_sabile di questa 47 Bibliotecaginobianco

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