Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Giuseppe Sacco il Parlamento per meglio assicurare un equilibrio dei poteri, sopprimere lo schermo costituito dal primo ministro e la trappola tesa ai deputati dal meccanismo della sua responsabilità », a~erma· pure senza mezzi termini che, « se ci sono parlamentari i quali credono che, dopo de Gaulle, potrà essere ritenuta n11lla o non avvenuta la decisione presa dai cittadini francesi di eleggere da sé, ormai, il capo dello Stato, essi s_i sbagliano ». L'alternativa al « regime dei partiti », inteso nella peggior~ accezione del termine, sarebbe quindi 11na Repubblica presidenziale, sia pure nella migliore accezione del termine, che, come tale, non sft1gge alle riserve spesso affacciate da autorevoli studiosi (tra cui per esempio, Vittorio de Caprariis nel ~- 96 di questa rivista). Sembra inoltre chiaro che la nuova opposizione, o almeno alcuni dei suoi circoli più autorevoli, rischi di commettere lo stesso errore di Mendès-France nel 1955: sottovalutare, cioè, la prospettiva europeistica. In realtà, da tutta la vicenda francese di questi anni risulta chiaramente in quali drammatiche strettoie possano precipitare i problemi istituzionali della democrazia quando non si sia riusciti a spostarli dal vecchio·, angusto e .superato piano nazionale al moderno e rivoluzionario piano sovranazionale dell'Europa~ che i democratici_ europei hanno invano proposto in questo dopoguerra. E, a dire il vero, malgrado l'impegno .al fianco del Sindaco di Marsiglia di alcuni dei più autorevoli esponenti dell'europeismo democratico francese (e lo si è visto chiaramente alla recente cerimonia in memoria di Robert Schuman), non s~mbra che Defferre e i suoi supporters si rendano pienamente conto della contraddizione che al limite sussiste tra. 11n deciso perseguimento della prospettiva europeistica e il rafforzamento degli esecutivi nazionali implicito nell'accettazione del presidenzialismo come prospettiva costituzionale · della Francia post-gollista, per quanto riveduto e democratizzato esso possa essere. La verità è, infatti, proprio questa: che i pericoli dell'autoritarismo e del tecnocraticismo francese, del nazionalismo e del revanscismo tedesco, del conservatorismo e del clericalismo italiano diventano tanto più grandi quanto più ristretto e ad essi congeniale è l'ambito nel quale li si lascia sviluppare. l\tla, forse, anche i democratici europ·ei hanno .in tutto ciò la loro parte di colpa. Perché tutti dobbiamo riconoscere che dell'iniziale slancio della battaglia europeistica quel che oggi rimane non è neppure sufficiente a mantenere in vita l'interesse dell'opin~one e11ropea per il grande problema dell'avvenire democratico e unitario - i due temi sono inscindibili - dei nostri paesi. -GIUSEPPE SACCO 44 \ · Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==