Le incognite del postgollisn10 il potere, scacciandone una fazione cl1e controlla ormai totalmente le forze dell'ordine, i fondi segreti, la polizia, i mezzi di propaganda, tutta la macchina statale, inso1nma, con la sua forza propaga11distica, di controllo, di intimidazione, di repressione. Né si può ritenere che la rottura tra gollisti puri ed estrema destra abbia indebolito, privandoli degli uomini più forti, i congiurati che ìl 13 maggio del 1958 abbatterono le istituzioni parlamentari. In primo. luogo, la « nuova classe » è oggi, dopo l'emorragia subita sulla destra, molto più pulita ed accettabile dalla grande maggioranza dei francesi; in secondo luogo, la presenza di gruppi sovversivi sulla destra del gollismo, e la loro perdurante vitalità e pericolosità - ben dimostrata q.al comportamento del potere che, se da un lato cerca di accattivarsi l'opinione pubblica più fascisteggiante con il progettato trasferimento delle ceneri di Pétain e con una serie di recenti misure di clemenza nei confronti degli ultras più insignificanti, ha reagito nondimeno con estremo rigore, revocando addirittura il prefetto della Rochelle quando questi s'è lasciato sfuggire un elemento di punta dell'OAS - lungi dall'i11debolirlo, rafforzano il generale. Se infatti dopo la scomparsa di de Gaulle questa destra sovversiva risollevasse il capo, gli uomini della Quatrième non avrebbero, come già non ebbero in occasione del putsch dei generali, altra repubblica da difendere che quella nata il 13 maggio. Né si può pensare che queste praticamente insormontabili difficoltà che si oppongono- ad una pacifica restaurazione della vecchia Fra_ncia siano sfuggite ai più diretti interessati, alle purtuttavia abili ed esperte élites dei partiti del centro. La loro posizione « attendista » at1torizza perciò ad interpretare il loro atteggiamento come provvisorio e tatticistico, sostanzialmente tendente, dopo la scomparsa dell'ingombrante ed esclusiva personalità del generale, ad una spartizione del potere su un piede di parità con gli uomini dell'Union pour la Nouvelle République. Se questa interpretazione fosse esatta, non esisterebbe più bipartizione delle opposizioni, e il dibattito sul futuro delle istituzioni vedrebbe così un sensazionale capovolgimento di posizioni. I gollisti, gruppo co~solidato di interessi economici e politici, alleati ad analoghi, ma più arcaici ambienti rappresentati dai vecchi partiti del centro, diverrebbero di fatto i difensori di un « regime dei partiti », nella peggiore accezione di questo termine : quella di un regime in cui il potere sia esclusivamente riservato e spartito tra fazioni e gruppi di potere. L'opposizione, al contrario, raccolta attorno ad un programma, e legata a forze sociali e ad interessi economici in ascesa, accetta la V Repubblica; e, se ritiene - come ha scritto il Club Jean Moulin - che occorre « diminuire le prerogative del capo dello Stato e rendere più libero 43 Bibliotecaginobianco
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