Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Giuseppe Sacco tendenti, per ricordare che a lui solo tocca la scelta del delfino, che egli solo può imporre al paese co,lui che sceglierà. La sconfitta gollista alle elezioni cantonàli era· dunque prevista da de Gaulle. Ma c'è da domandarsi se egli si aspettasse pure che tale sconfitta assumesse le proporzioni che ha assunto; e se egli fosse disposto a rischiare che, al di là di una semplice umiliazione per i suoi troppo ambiziosi seguaci, le elezioni cantonali dimostrassero ciò che hanno poi dimostrato e cioè (come ha detto il settimanale « A.ux écoutes ») « cbe il gollismo è morto prima· di de Gaulle ». Certo, ciascuno ha ripreso le proprie dimensioni all'interno del gollismo, ma il fatto che agli uomini nuovi venuti alla vita pubblica all'ombra del generale, l'elettorato (o almeno quella parte di esso che non ha totalmente rifiutato di scegliere, astenendo,si) abbia ancora una volta preferito un personale politico screditato, benché questo presenti i peggiori tra i difetti che furono propri della IV Repubblica, e si esprima più per mezzo delle consorterie e in funzione degli interessi locali che su di una base partitica o su un preciso richiamo ideologico, porta a conclusio11i estremamente gravi tanto per il generale quanto per i suoi seguaci. Tutta la vicenda può essere interpretata come una dimostrazione del fatto che il paese reale non considera i gollisti come· un personale politico in cui riconoscersi, che la V Repubblica appare ~i suoi occl1i come un fenomeno di transizione verso una realtà statale non ancora delineatasi, come una garanzia dell'·ordine e della sopravvivenza dello stato tra la Repubblica parlamentare dissoltasi nell'anarchia del 13 mag-· gio e un nuovo ordinamento istituzionale della Francia. Certo, basta prendere le memorie di de Gaulle, e rileggere i passi in cui egli si autodefinisce come l'uomo dalle doti eccezionali cui si fa ricorso nei momenti eccezionali, quando i gruppi dirigenti, come nel '40 e nel '58, si rivelano impotenti a far fronte ai propri compiti, quando i mediocri, di cui si dice che la democrazia sia il regime, non possono più garantire la vita dello stato; basta considerare questa definizione del proprio ruolo per rendersi. conto che de Gaulle stesso nega l'esistenza del gollismo, come teoria dell'organizzazione dello stato, come regime. E agli occhi di de Gaulle le consultazioni dell'8 e del 15 marzo non possono non essere apparse come una troppo brutale conferma dell'impossibilità per i suoi seguaci di essere l'élite del potere in una Francia pacificata e prospera. · Tuttavia, se, come si è detto, in una certa misura l'umiliazione dei gollisti non dev'essere dispiaciuta al generale, è indubbio che le elezioni cantonali abbiano dimostrato, e con precisione, che la rappresentanza / politica al livello locale resta solidamente nelle mani del vecchio perso34 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==