Giulio Pastore il socialismo, in cui egli vede una grande speranza della democrazia italiana, sia senza equivoci. 'Volere', ha insistito il secondo, 'appoggiare la DC solo per l'applicazione del terzo tempo sociale ... significa mascherare nella nebbia del sociale il problema politico e rifiutarsi a qualsiasi responsabilità permanente e programmatica nel sostegno dello stato democratico'. Analogo pensiero sottintendeva probabilmente il segretario della DC... quando ha parlato di un'operazione di allarga- -mento 'tuttora avvolta in una nebbia di equivoco' ... Equivoci non ce ne sono, almeno da parte nostra... È vero che l'accordo sulle cose concrete non basta. Esso non può che essere un primo passo sulla via di più impegnative responsabilità programmatiche. Ma quel p,rimo passo, probabilmente il più difficile, bisogna che la DC lo compia. Il resto non sarà più soltanto responsabilità sua, ma anche nostra; una responsabilità che il PSI affronterà ed assu1nerà senza tentennamenti >>. Tenendo conto di questa prospettiva non si può addebitare a Pastore come una colpa il fatto di aver difeso « fino all'ultimo » il governo presieduto da Scelba. Tale governo - non lo si dimentichi - succedeva a quello presieduto da Pella, il cui con1portamento tante preoccupazioni aveva suscitato tra gli ambienti democratici. I11oltre, il governo presieduto da Scelba fu caratterizato nella prima fase della sua esistenza da alcune decisioni che consentivano quanto meno di sperare che esso avrebbe affrontato, con uno stile nuovo anche rispetto ai governi presieduti da De Gasperi, problemi che era110 stati precedentemente elusi o sottovalutati e per la cui soluzione si stavano battendo i gruppi più avanzati e più illuminati della sinistra democratica laica: si pensi, per esempio, alle lotte contro i monopoli e al fatto che il governo Scelba nominò una commissione per la moralizzazione della vita pubblica e chiamò a farne parte anche Ernesto Rossi. E d'altronde, se alle speranze che fra i democratici avevano accompagnato la formazione di questo governo presto subentrarono le delusioni, non si dimentichi che fu anche e soprattutto l' « affare Montesi » (che poi dimostrò a quali errori possa dar luogo il co•mportamento di certi magistrati, magari sollecitati anche da organi dell'opposizione pubblica ad assolvere il ruolo di grandi moralizzatori) a paralizzare l'azione del governo. Certo, c'erano anche i liberali nella maggioranza e nel Gabinetto; ma dopotutto, fra i ministri liberali, c'era Villabruna e allora non si era ancora delineata né l'involuzio·ne malagodiana del PLI, né la definitiva svolta in senso autonomista del P.SI. Pastore difese certe possibilità di sviluppo democratico implicite nel programma del governo Scelba « fino all'ultimo », senza rendersi conto che quelle possibilità erano ormai co-mpromesse? Può darsi che lo abbia fatto per fedeltà agli impegni che aveva assunto (il fatto di non essere un « manovratore » alla Gonella o, peggio, alla Granchi, e ahimé! alla Fanfani, ci_ sembra do·potutto un titolo di merito .per Pastore). E 123 Bibliotecaginobianco
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