Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Giulio Pastore Circa il primo punto, esso ci sembra un sofisma. Al corpo sociale n~lla sua interezza, Pastore ed i suoi compagni di corrente pensano anche soltanto col sostenere il metodo e le istituzioni della libertà. E del resto ciò varrebbe per ogni forza di sinistra, destinata in partenza o a cadere nell'utopia o a prospettare consapevolmente soluzioni di parte. Ma più grave ci sembra la seconda imputazione, la quale no·n indica una mera possibilità teorica, un punto debole dell'ideolo,gia che potrebbe essere fonte di errori pratici, bensì muove accuse precise all'azione di Pa_store e del suo gruppo: quella di aver « difeso fino all'ultimo il quadripartito di Scelba, giustificato a più riprese la collaborazione di governo con i liberali, esitato più degli stessi Aclisti ad aderire alla tematica della apertura a sinistra, che la Sinistra di Base e i gronchiani affermarono faticosamente nel partito a partire dal 1954. Tutto questo nella co-nvinzione di costituire co·munque una forza progressista ». Il fatto è che i due autori - e più Facchi che Galli, in cu:i, a dire il vero, pur nell'evidente presenza d'una tesi pregiudiziale, il senso della realtà, della sfumata realtà, appare ben più vivo - tendono, nonostante tutta la loro accuratezza e conscienziosità di studio, a co·nclusioni rigidamènte schematicl1e. La loro tesi di fondo è questa. Il nostro dopoguerra è caratterizzato dal prepotere anche politico dei detentori privati della ricchezza. Il « centrismo » degasperiano e postdegasperiano è caratterizzato da un equilibrio in realtà co-nservato-re, anche se De Gasperi teneva più vivo, a parole, un programma di riforme e, col fatto, serbava una maggiore autonomia dalla gerarchia ecclesiastica. La sinistra è debole e ha deficienze incolmabili: · i comunisti per certo sostanziale moderatismo, contrastante con i fini stessi che dicono di volere; la Sinistra democristiana, perché divisa, incerta, inco·erente e in fondo soggetta ancl1'essa, almeno- per il timore dell'eresia, ,alle direttive dei vescovi. Così i 1nigliori frutti che essa può dare sono costituiti da un certo ampliamento dell'intervento pubblico nell'eco-nomia: oltre non può andare. E se questo ampliamento è di per sé tendenzialmente- dinamico, tuttavia viene esso stesso fermato nei limiti di una lotta quasi personàle per la distribuzione del potere, combattuta tra i gruppi privati e una ristretta cerchia di politici. Tre volte, tuttavia, la pressione della Sinistra democristiana minaccia l'equilibrio conservatore; co-n Dossetti prima (1951), ·co,n Fanfani dopo (1958-59), con il luglio del '60, infine. Ma tutte e tre le volte l'equilibrio si ricompone, sia perché alcuni esponenti della Sinistra democristiana all'ultimo momento non se la sentono di andare oltre, sia per l'acquiescenza 119 Bibliotecaginobianco

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