Giuseppe Galasso attesa nelle masse socialiste, in quelle cattoliche e fra i lavoratori in generale, e che lo sviluppo della situazione sarebbe stato condizionato dall'esistenza di un fitto tessuto d'organizzazio:Qi e da una forte tradizione unitaria »; mentre poi si affermava che i governi di centro-sinistra aveva110 sempre un contenuto conservatore e che la forza di co11diziona1ne11to di cui ci si era vantati non aveva impedito l'asserita involu- . zione non solo democristiana, n1a anche socialista. D'Al~ma poneva così il dito su 11no degli aspetti pii.1 sorprendenti del discorso politico ~omunista in Italia dal dopoguerra ad oggi. Nel quadro di questo discorso tutto ciò che di positivo, e sia pure di parzialmente positivo, accade nel paese è dovuto alla presenza e all'azione del PCI, di cui viene costantemente vantata la forza di_retta e indiretta; e, d'altra parte, tutto ciò che di positivo, e sia pure di altamente positivo, accade nel paese non ha alc11n peso quando i comunisti non ne possono essere tra i protagonisti, e i gi11dizi di fondo che essi pronunciano sono ispirati costantemente ad u11a radicale negazione. Il lettore della stampa com11nista (non parliamo del militante) si trova perciò sottoposto a pressioni psicologiche e dialettiche di ordine e se11so affatto opposti: da un lato, gli viene suggerita l'immagine di un movimento comunista e popolare che riporta, per così dire, una yittoria al giorno e costringe alla resa o a patti sempre nuovi nemici; dall'altro, apprende che la situazione generale del paese e i suoi mille riflessi particolari sono in continu·o deterioramento e giustificano le pii1 pessimistiche previsioni sulle sorti della democrazia italiana, sul livello di vita delle_ masse, sulle possibilità del paese di continuare a partecipare in qualche modo della civiltà moderna. Nella misura_ in cui ciò risponde alle esigenze demagogiche e propagandistiche di un partito che è all'opposizione ormai da quasi vent'anni, lo si può anche capire; ma è indubbio che in ciò si rifletta anche il dramma di un grande movimento che, dopo vent'anni di attiva partecipazione alla vita italiana, vive ancora sospeso tra l'ossessione di una esclusione definitiva e il bisogno di sentirsi prossimo ad una grande rivincita. Il Comitato Centrale del PCI è poi ripreso il giovedì 23 luglio e si è protratto sino al po-meriggio dell'indomani. Nell'intervallo tra le due sessioni si era dispiegata l'azione svolta dal partito in occasione della crisi del primo governo Moro. Formalmente, furono proprio i comunisti a provocare il voto per cui il governo Moro si dimise, sollevando- in Parlamento la nota questione del capitolo 88 del bilancio preventivo presentato per il Ministero della Pu-bblica Istruzione. L'on. Amendola avrebbe potuto perciò rivendicare al suo intervento al Comitato Cen10 Bibliotecaginobianco
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