Giulio Pastore zione delle ideologie » che si può anche accettare per valida, sebbene ritorni con eccessiva insistenza, quasi conclusione delle conclusioni, nel libro: mentre poi non ci sembra una grossa scoperta. Ma mette conto rilevare che i passi di Pastore, desunti da un saggio apparso nel '55, e che Pacchi cita a conferma della sua legg~, vengono anticipati da altri passi del tempo delle polen1iche per l'apartiticità della CGIL. Ad esem~ pio, questo: « È stato detto che il sindacato unitario più che apolitico è apartitico. La precisazione ha indubbiamente un suo significato ed un valore che non è soltanto di forma. Non si vien certo meno alle condizioni di apoliticità fissate nella dichiarazione, se ad un dato momento gli organi sindacali giudicano opportuno assumer~ una qualsiasi posizione che· giochi e influisca sul terreno politico, in ordine specie alle_ conquiste sociali delle classi lavoratrici. In una parola nessuno può pensare di ridurre il sindaçato alla semplice funzione di stipulatore di patti di lavoro. Per essere esso la sola unitaria espressione organizzata delle classi lavoratrici, ha rìon soltanto il diritto, ma anche il dovere di svilupp,are un'azione di ben più vasto respiro, ritenendo inclusi tra gli obiettivi di una tale azione eventuali riforme sociali e l'avvento delle forze del lavoro negli organi economici e politici dello Stato». Quando Pastore delineerà nel '55 la funzione del sindacato e i suoi rapporti con il partito e con la politica, la situazione è mt1tata, sì, nel senso indicato da Facchi, ma è 1nutata anche in altro. Egli non si trova più entro un vasto organismo a capitanare forze minoritarie che vogliono inserirsi sempre meglio nello Stato libero, mentre le maggioranze si prestano, se non all'urto frontale, per lo meno agli agguati insidiosi e continui contro quello stesso Stato. Far sentire come uom.o di partito il peso dei lavoratori, che egli rappresenta come sindacalista, è ora ben legittimo. Inoltre, ora egli ha più forza e migliori strumenti per agire in senso progressista nel partito stesso. E tuttavia, la distinzione tra azione sindacale ed azione politica, pur nel riconoscimento delle reciproche incidenze, è ben mantenuta. In realtà è tutta la concezione sindacale di Pastore che, senza venir meno alla coerenza, si è venuta precisando e sviluppando : « Il sindacato è uno strumento con cui un partic~lare tipo di lavoratore (quello creato dal rapporto di lavoro così come risulta definito dallo spirito del si~tema capitalistico-borghese e dalla Jogica della organizzazione della produzione propria dell'industrialismo) opera per modificare ·a ·suo favore le ragioni di scambio sul mercato del lavoro... Il piano naturale della sua azione è quello salariale... ma si estende anche a tentativi per modificare i limiti obiettivi del sistema ... Mentre il sindacato viene per ciò stesso spinto a porsi sempre più come movimento chiamato ad esercitare la sua influenza sul distinto piano della politica, e di conse117 Bibliotecaginobianco
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