Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

.. Giulio Pastore tanto una, quella di chi lavora, ne sarà la vera e sola protagonista. Vi sarà certamente una indispensabile graduazione di lavori e di gerarchie, ma in radice resterà sempre il prir1cipio che sia pure in modo diverso sarà chiamato a godere dei risultati della produzione solo chi avrà dato a questa il tributo delle proprie energie intellettuali o fisiche ». In simili prospettive si colloca naturalmente la concezione del sin~ dacato come mezzo per inserire sempre più pienamente « i lavoratori nello Stato» .. Nella misura in cui un significato coerente con tale concezione può essere prestato alla CGIL, l'unità dei lavoratori in una sola confederazione di sindacati è guardata con schietto compiacimento. Ma è in essa insito il pericolo che, prevalendo l'interesse di partiti eversivi, cui sono legate le correnti maggioritarie, si perda una tale funzione e si abbia invece un più grosso esercito da muovere contro lo Stato. Di qui le preoccupazioni per la così detta politicizzazione del sindacato unitario. La scissione sindacale, di cui Pastore si trovò ad essere il protagonista, dopo avere fatto non pochi sforzi per evitarla, in questa_ luce acquista il suo più profondo, drammatico significato. Il lungo timore, che aveva accompagnato la stessa adesione all'unità dei lavoratori nella CGIL, si rivelava purtroppo assai fondato. Il Partito comunista, assecondato da quello socialista per il noto, ambiguo mito dell'unità di classe, si serviva della formula sindacale unitaria per accrescere co-n comodo e malafede la propria massa d'urto: rivolta contro lo Stato e contro la solidarietà occidentale, prima che contro il potere econo-mico dei grandi managers privati. Del resto, di sfuggita, -è lo stesso· Facchi ad ammetterlo, se pure non proprio nel nostro, senso, quando scrive testualmente: « l'adesione al principio della apoliticità del sindacato si rivelò in molte occasioni co-me derivante da una divergenza di contenuto più ampio: e cioè da una diversa opinio·ne circa la società migliore del momento ». Né si dimentichi che, ad affrettare la scissio·ne dalla CGIL, comunque inevitabile per· i dati obiettivi della situazione italiana e soprattutto di quella internazionale, fu il rifiuto della CGIL a partecipare ad una conferenza dei sindacati europei favorevoli al piano Marshall. Pastore fece allora sapere che la corrente sindacale cristiana vi sarebbe intervenuta. Giustamente Galli e Facchi insistono sulle conseguenze non certo felici del fatto che gli industriali privati potero·no usufruire a loro arbitrio degli aiuti americani; ma non sembrano tenerne conto in sede di giudizio sulla scissione sindacale e sui suoi motivi. La quale scissio-ne è un fatto così vistoso, e so-prattutto vincola talmente il giudizio complessivo- sulla figura storica di Pastore, che, pur dopo che ci siamo dilungati a dimostrare da ·una parte la sua 115 Bibliotecaginobianco

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