Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Giulio Pastore della loro posizione nella società. Ivla a dettargli l'adesione all'unità sindacale era soprattutto una visione tutta democratica dell'ascesa delle masse lavoratrici, da attuare entro i liberi istituti, col metodo della libertà, per un'espansione della libertà. È una visione testimoniata, ad esempio, da un articolo dello stesso '44 (cioè in periodo clandestino) sull'autogoverno delle fabbriche. Ci permetta il lettore di citarne ampi brani 1 : « Quando si parla di autogoverno dei lavoratori è naturale che si alluda, prima ancora che agli organismi politici, a quelli di cui essi sono i principali protagonisti e dove essi trascorrono gran parte della loro vita, e cioè alla fabbrica, all'officina, all'azienda in genere. È convinzione diffusa che lo status quo dei lavoratori in rapporto all'imprenditore non è modificabile soprattutto perché, si afferma, fanno difetto ai primi le capacità di occupare posti direttivi e di responsabilità. Si è generalmente d'opinione che sia questa una delle maggiori difficoltà che impediscono di democratizzare la fabbrica o l'azienda. La tesi può riassumersi così: i lavoratori non hanno quello di cui hanno diritto perché non sono in grado di sostenere il ruolo che loro incomberebbe qualora venisse modificata la loro posizione sociale. Tesi grossa, co1ne si vede, che se risultasse esatta sarebbe anche risolutiva, purtroppo in senso negativo, della posta questione dei rapporti fra imprenditori e lavoratori. Ma esatta non è. Tra i requisiti che si danno per necessari per ben dirigere e amministrare l'azienda sono in primo piano la competenza, la capacità di comando, un largo senso di equilibrio e di responsabilità. Stando alla tesi dovrebbe dedursi che i lavoratori sono costituzionalmente nella condizione di non poter possedere detti requisiti. Siamo infatti a questo assurdo: se ai lavoratori sono negate pregiudizialmente le capacità di autogovernarsi, significa che si dà per ~cquisita l'esistenza di ceti o classi a cui il diritto di governare - anche sul piano economico - è dato da una specie di superiore investitura ... I lavoratori sanno bene che il giorno in cui sarà loro resa giustizia il loro apporto a posti di responsabilità dovrà essere soprattutto cosciente: con tale convincimento essi non soltanto sapranno delegare a rappresentarli i migliori e più preparati, ma si p,roporranno, sovratutto, di recare il loro valido e intelligente contributo nei settori per i quali si sentiranno più particolarmente preparati e competenti. Ad esemp 1 io, un buon metallurgico non domanderà tanto di assiedersi a fianco di un contabile o di un amministratore, quanto pretenderà di esprimere il suo giudizio sulla opportunità di introdurre nuovi metodi di lavoro, nuove macchine,. o di acquistare una piuttosto che l'altra partita di materie prime, essendo indiscutibilmente in grado di valutare nell'interesse comune i vantaggi legati alla novità da introdurre e i maggiori pregi delle materie prime da acquistare. È c~iaro che trasferita su questo piano la pregiudiziale della indispensabilità delle competenze, per tenere con efficacia i posti direttivi, non riguarda soltanto. i lavoratori ma investe da vicino anche i datori di lavoro: che non basta possedere t Per questo articolo, come per gli altri scritti di Pastore cui accenneremo più oltre, vedi GIULIO PASTORE, I lavoratori nello Stato, \'allecchi, 1963. 113 Bibliotecaginobianco

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