Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Giulio Pastore quasi sempre ciascuno per proprio conto) e alla fine giudicato abbastanza duramente. Se è vero che la Sinistra sindacale, di cui Pastore faceva parte e i cui resti hanno poi formato il nucleo principale di « Rinnovamento Democratico», viene riconosciuto da Facchi come, « dal 1943 al 1947-48..., la sola [Sinistra democristiana] che contasse qualcosa come movimento organizzato nel partito, il solo gruppo per il quale questa qualifica fosse doverosa e pertinente », vero è ancl1e, i11 primo l11ogo, che la voce ed anzi, il nome stesso, di Pastore sono assenti dalle pagi11e in cui si registrano le prime formulazioni ideologiche del gruppo; e in secondo e più importante luogo, che « fi.11dall'inizio », l'ideologia dei si11dacalisti e dei loro amici appare all'autore « meno originale e più limitata di quella dei Dossettiani » e nascente da 11ecessità politicl1e e sindacali contingenti. Una riprova egli ne dà in questo, che i Dossettiani - i quali pure « erano dapprincipio un gruppo ristretto di studiosi e di intellettuali » e « soltanto dopo il 18 aprile '48 divennero una vera e propria corrente, in qua11to raccolsero la protesta nel partito contro le lentezze del regi1ne degasperia110, e assunsero la guida rJell'opposizione interna ..., presero parte attiva ai lavori della Costituente perché vedevano in essa... un'occasione unica », mentre il contributo della Sinistra sindacale « fu concentrato, si può dire, soltanto sopra gli articoli di contenuto economico e si11dacale ». Il fatto è che in quei tempi i s~ndacalisti erano soprattutto in1.pegnati su un duplice fronte pratico.: l'organizzazione sindacale di corrente entro il sindacato unitario (la CGIL) costituito con il patto di Rorna del 1944 e la defi11izione del loro posto in un partito che era « interclassista » non solo di fatto, ma anche per principio. « L'i11terclassismo, cui gli uomini della Sinistra sindacale dovevano aderire per solidarietà di partito, era per essi un elemento di debolezza nel si11dacato; agli operai e ai contadini in lotta doveva apparire un poco co,me la versione aggiornata dell'apologo di Menenio Agrippa ». Né d'altronde i sindacalisti erano tanto forti nel partito, da potervisi imporre. In mi11oranza nella CGIL e in minoranza ancora più netta nel partito, essi cl1iedevano spazio e respiro su entrambi i fronti, quando chiedevano l'apartiticità delle correnti sindacali: giustificavano, da una parte, l'esigenza di non lasciarsi trainare a rimorchio - contro il loro partito, una volta avvenuta l'estromissione dei socialcomunisti dal governo - _dalla maggioranza sind~cale; e nel contempo cercavano maggiore autonomia dal partito in quanto sindacalisti. In queste condizioni, erano costretti dalle medesime difficoltà d'azione a dare un'interpretazione particolare, restrittiva, dell'interclassismo, per giustificare la loro appartenenza al partito e in111 Bibliotecaginobianco

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