Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Il P.C.I. e la « nuova unità » chiami indiretti e un po' ermetici, n1a tuttavia ben compre11sibili, ad una problematica sulla quale il partito chiarame11te dimostrava, attraverso la relazione Longo, di non gradire il discorso. Dall'altro lato si poneva, invece, il si11dacalista on. Scl1eda. Questi, pur accogliendo formalmente, e talvolta addirittu.ra testualmente, le posizioni fatte valere dall'on. Longo, non mancava di rilevare come a11che la linea (moderata, secondo Scocci1narro) della relazione introduttiva ai lavori del Comitato Centrale non potesse faciln1ente e integralmente essere accettata dalla stessa CGIL. Dire di no alla politica dei redditi 11011 poteva significare, a suo avviso, rinunciare « a portare avanti un discorso unitario» sul terreno sindacale. Qui la situazione appariva difficile non solo per l'irrigidimento padronale, ma anche per « alcL1ne incrinature interne che il movimento sindacale, nel suo complesso, ha registrato in questi ultimi tempi, e non poteva non registrare per la difficile situazione politica ». Così, aggiungeva l'on. Scheda, « da parte di settori cattolici e anche di certi settori socialisti vengono talvolta proposte al movimento sindacale scelte che implicano uno spostamento rispetto all'impegno unitario delle grandi lotte dal 1960 al 1963. Queste posizio11i creano incertezze sulle effettive possibilità di portare al st1ccesso le lotte in corso, incoraggiano il padronato nella sua offensiva ». Ma la conclusione dell'autorevole sindacalista era che, nonostante tutto questo, « sarebbe astratto concepire un rapporto sindacato-lavoratori, che superi, che travolga la necessaria dialettica tra le correnti all'interno della CGIL e nei rapporti con gli altri si11dacati »; e cl1e restava ferma « la necessità della partecipazione autono1na del sindacato - nel rispetto assoluto del sistema democratico e delle prerogative del Parlamento - - al dibattito, a tutti i livelli, e alle lotte per la programmazione democratica ». Così l'on. Scheda presentava un sindacato di sinistra messo in condizione difensiva piuttosto che (come aveva fatto l'on. Lo·ngo) offensiva; e soprattutto faceva valere (chi vuol capire, capisce) anche nei riguardi del PCI quella esigenza di autonomia dell'azione sindacale che l'on. Longo aveva avanzato a senso unico verso democristiani e socialdemocr~tici, non esimendosi neppure dall'impartire alla CGIL una di~ screta lezione sulla maggiore prLtde11za e differenziazione che essa dovrebbe sempre mantenere anche quando co·nclude accordi u11itari co·me quelli degli ultimi mesi. Ma forse ancor più insidiosa e centrata era stata l'osservazione di •altri, e precisamente di D'Alema, che rilevava la contraddizione in cui il PCI cadeva nel giudizio sul centro-sinistra. « Ponemmo l'accento », egli disse, « sul fatto che al centro-sinistra si giungeva sulla base di un grande movimento popolare, che la nuova formazione st1scitava viva 9 Bibliotecaginobianco

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