Giulio Pastore zione fu anche membro, poi, insien1e con i rappresentanti delle grandi organizzazioni sindacali democraticl1e d'Europa e degli Stati Uniti, promosse l'istituzione della Co,nfederazione Internazionale dei Sindacati Liberi, entrando subito a far parte dell'esecutivo di essa. Fino al '58 rimase alla testa della CISL: cioè fino a quando, all'inizio della terza legislatura, accettò la nomina ~ ministro nel governo presieduto da Fanfani. Era questo il naturale portato della sua attività nell'a1nbito della D.C. contro ogni deviazione a destra. Quel governo, i11 cui Pastore ebbe la presidenza del Comitato dei ministri per il Mezzogiorno, fu infatti u11a prima aperta manifestazione di rottura nei confronti delle posizioni della destra politica ed economica, e segnò pertanto l'inaugurazione di un nuovo co·rso: quello, cioè, che si è andato in questi anni faticosamente affermando. Leader, nel Partito, della corrente di « Rinnovamento De1nocratico », Pastore ha nel contempo mantenuto da allora - tranne la breve parentesi del governo Tambroni, dal quale fu il primo a dimettersi non appena quello cl1iese ed ottenne l'appoggio dei fascisti - il medesimo i11carico di governo. Egli ha potuto così spiegare la sua azione da u11 duplice punto di forza, come capo di corrente e portavoce nel Partito di esigenze rinnovatrici da una parte, e dall'altra con u11a concreta direzione della politica g·overnativa là dove essa si presentava istituzionalmente più favorevole alla programmazione economica e a una linea di sviluppo moderno . . Pastore ha rivelato dunqt1e finora una notevole statura politica. Stupisce pertanto• che egli sia in un certo senso figura più importante che popolare; e maggiormente stupisce che la sua stessa importanza sia mal rico·nosciuta, non solo, come è pur ovvio, da tutte quante le destre italiane, o anche da certe così dette sinistre che non hanno ancora ben digerito la scissione sindacale del '48, ma anche da studiosi seri ed acuti, quali ad esempio Giorgio Galli ·e Paolo Facchi 1 . Alla figura ed all'azione politica di Pastore, Galli e Facchi dànno infatti assai scarso rilievo, e giungono a 1nt1overe esplicite e pesanti riserve, non già rispetto ad una ideale sinistra da loro vagheggiata, ma rispetto alle stesse altre figure e correnti di sinistra della D.C., cui pure essi non mancano di assegnare limiti e di attribuire debolezze. Poiché lo studio di Galli e Facchi sulla Sinistra democristiana è condotto· con grande accuratezza ed è, se non interamente persuasivo, per lo meno assai stimolante, con i giudizi in esso co·nte11uti occorre fare rigorosi conti: ecco perché converrà riferirsi ad esso, ·per collocare - attraverso 1 Cfr. G. GALLI e P. PACCHI, La Sinistra Democristiana, Feltrinelli, « I fatti e le idee », 1962. 107 Bibliotecaginobianco
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