Nicola De Domenico - Cesare de' Seta visibile ci appare dalla confusione in. cui si trova e ridurla ad un'espressione distinta, ne consegue che la forma prodotta dall'attività artistica, ossia l'opera d'arte, non costituirà un ·allontanamento dalla· natura, ma piuttosto un avvicinamento ad essa spinto fino ai limiti del possibile». Dopo avere così sommariamente esposto i lineamenti essenziali del pensiero fiedleriano, ci sembra indispensabile accennare alla grande influe11:za che l'opera di Konrad Fiedler esercitò sulla formazione del pensiero estetico di Benedetto Croce: « non mi sembra arrischiato ritenere - dichiara infatti Ragghianti _. che il Croce tenne nel quadro mentale, mentre elaborava la sua prima co:mpiuta sistemazione .filosofica, anche l'energia e rigorosa formulazione del Fiedler », ciò che è testiinoniato dalle numerose coincidenze che possono riscontrarsi nelle rispettive formulazioni dottrinali dei due pensatori, dall'arte come espressione al carattere int11itivo. di essa, come pure nella aderenza, comune ad entrambi, al Kant della Critica della ragion pura. La differenza più notevole tra Fiedler e Croce (che è poi quella che distingue nettamente le lo,ro posizioni speculative) è da ricercarsi nell'ambito della concezione dell'arte come linguaggio. Fiedler infatti inclina a riconoscere differenti specie di linguaggio, corrispondenti alle diverse forme di attività artistiche; e di tale differenziazione si serve per individuare le differenze stilistiche delle varie arti, « poiché - come egli premette · ad uno dei suoi saggi,· quello sull'origine dell'attività artistica - non esiste un'arte in generale, ma solo arti particolari ». Per il Croce, come ·è noto, le arti particolari sono, invee~, il prodotto di una classificazione empirica, poiché l'Arte è unica, come unica è l'intuizione che si esprime in modi diversi. NICOLA DE DOMENICO L'urbanistica e la sinistra europea A tre ar1ni dalla pubblicazione della Storia dell'Architettura moderna, Leonardo Benevolo si è impegnato in uno sfo-rzo di revisione critica, che mi sembra contribuisca notevolmente al dibattito urbanistico in Italia. Nella premessa a Lf!- origini dell'urbanistica moderna (Laterza, Bari 1963), lo studioso rivede la sua posizione, ritrovando la debole~za del precedente discorso nel « mancato confronto delle vicende urbanistiche e architettoniche con la profonda trasformazione della congiuntura politica tra il 1830 e il 1850, e sopratutto con la crisi del '48 » (pag. 11). Cogliere i rapporti interco~renti tra _formulazioni urbanistiche e situazioni politiche significa storicizzare una vicenda alla ricerca di quei terni di fondo che la rendono attuale: in tal senso la nuova congiuntura politica in Italia e la volontà delle forze democratiche di portare innanzi una politica di piano trovano stimolo in questo studio, che ripropone il discorso sull'annoso problema dell'identificazione 102 \ · Bibliotecaginobianco
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