Nord e Sud - anno XI - n. 56 - agosto 1964

Nicola De Do1ner1ico poiché, per Fiedler, non è certo l'imitazione a far sì che l'opera d'arte sia tale, ma la « pura visibilità », che l'attività artistica riesce a presentare come forma autonoma, traendola e sollevandola dalla incertezza e precarietà del comune vedere, approfondendo la visione proprio in quanto tale, e non come subordinata all'attività del pensiero discorsivo, che astrae, per i suoi scopi, dall'ambito del vedere, senza fermarvisi. Alla formulazione della teoria della pura visibilità Fiedler non giunse soltanto attraverso le sue esperienze di critico d'arte, ché non avrebbe certo potuto dare alle sue dottrine quel vigore e quella coerenza che posseggono, senza una adeguata preparazione filosofica. Le sue meditazioni filosofiche appaiono condotte principalmente sotto l'influenza del criticismo, che, come può notarsi dal testo del suo saggio del 1887, L'origine dell'attività artistica, esercitò un'influenza determinante sulla impostazione gnoseolo·gico trascendentale che egli ritenne necessaria alla fondazione filosofica dell'attività artistica. Le premesse filosofiche di Fiedler, anche se non sviluppate in ogni particolare, in modo sistematico, costituisco·no pur sempre un nucleo dottrinale abbastanza saldo e coerente, che viene utilizzato per la costruzione di una Kunstwissenschaft, che sostituisca la tradizionale Aesthetik. Per Fiedler infatti, co-me risulta dagli Aforismi (8 e 9· in particolare) e dal saggio del 1876: Il giudizio sull'op·era d'arte figurativa, l'estetica, in quanto scienza che si occupa del bello in tutte le sue determinazioni, d.el piacere e del dispiacere, non ha niente a che fare con l'arte; il bello è semp,re relativo, fluttuante,. così come lo è il piacevole, per cui per Fiedler il bello, in ultima analisi, deve essere inteso ~do,nisticamente. Questo giudizio sulla natura del bello determina la critica che egli fa a Kant di aver posto, nella Critica del giudizio, una distinzione artificiosa tra piacevole e bello puro, che sostanzialmente si identificano. Una considerazione edonistica dell'opera d'arte non è capace di rivelarci nulla circa la natura dell'arte e le sue leggi, per cui l'estetica, che per lungo tem.po ha don1inato il campo delle teoriche dell'arte, deve essere sostituita da una scienza dell'arte, da una Kunstwissenschaf t che si ponga in t1na prospettiva diversa da quella del bello per giudicare dall'arte. E la prospettiva per elaborare una Kunstwissenschaf t non può essere, per Fiedler, che quella gnoseologica; tramite l'opera d'arte, egli nota, si· rivela un aspetto della realtà che non poteva essere conosciuto se non, appunto, per la mediazione dell'opera d'arte in quanto tale. La scienza dell'arte ha dunque il compito di studiare la posizione dell'arte nell'ambito del generale « rapporto nel quale l'uomo si pone cÒl mondo che lo circonda». L'attività artistica è bensì conoscenza, ma un particolare tipo di co·noscenza, diversa da quella co,ncettuale del pensiero discorsivo: è conoscenza intuitiva, la quale, esplicandosi ai fini della visibilità ( « vedere per fini inerenti al vedere medesimo» e nell'ambito del puro vedere), sviluppa quelle forme e quei rapporti che possono essere ricavati dalle rap- / presentazioni visive, ma sfuggono ad un occhio il quale veda soltanto in funzione dell'astrazione dal particola.re, necessaria alla conoscenza concet100 \ Bibliotecaginobianco

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